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Con la telepatia possiamo controllare questo robot

Scienziati del MIT hanno messo a punto un casco basato su un elettroencefalogramma (ECG) col quale si possono inviare input a un robot col semplice pensiero. La tecnologia, in fase embrionale, potrebbe avere un impatto enorme in ambito industriale e medico.
A cura di Andrea Centini
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Una equipe di scienziati del prestigioso Massachusetts Institute of Technology (MIT) ha sviluppato un'interfaccia computerizzata attraverso la quale è possibile comandare un robot utilizzando il semplice pensiero. Pur essendo nelle fasi iniziali, questa promettente tecnologia potrebbe avere un impatto enorme in diversi ambiti, in particolar modo quello medico e industriale. Basti pensare alla possibilità di controllare ‘telepaticamente' le protesi robotiche o di poter gestire i robot addetti alla produzione. I benefici potrebbero essere estesi anche alle vetture a guida autonoma, con la possibilità di ordinare correzioni in extremis nel caso in cui si notassero degli errori.

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Il robot Baxter controllato col pensiero

L'interfaccia computerizzata si basa su un casco collegato a un elettroencefalogramma (ECG) che monitora l'attività cerebrale. Attualmente è possibile impartire al robot semplici comandi binari, come ad esempio la selezione tra due differenti oggetti, tuttavia a rendere particolarmente promettente il prototipo è il tipo di input in grado di veicolare il comando. I ricercatori, coordinati dalla dottoressa Daniela Rus, direttrice del MIT Computer Science and Artificial Intelligence Laboratory, hanno infatti sfruttato i cosiddetti “errori-correlati potenziali” (ErrPS), segnali cerebrali che si generano quando il nostro cervello nota un errore. Pur essendo deboli, gli studiosi del MIT sono riusciti a integrarli in un algoritmo in grado di farci interagire con la macchina.

Il casco necessario per comandare il robot col pensiero
Il casco necessario per comandare il robot col pensiero

“Tutto quello che dovete fare è essere mentalmente in accordo o in disaccordo con quello che sta facendo il robot”, ha sottolineato la Rus. “Non c'è bisogno di allenarsi a pensare in un certo modo, è la macchina che si adatta a te, e non il contrario”, ha concluso la ricercatrice. La differenza fondamentale con i sistemi di interazione analoghi è proprio questa, dato che in questi ultimi è necessario allenare il proprio pensiero per regolarlo col ‘cervello' della macchina e soprattutto è richiesta la totale concentrazione. Il prototipo, basato su un robot chiamato Baxter, al momento non riesce ancora a riconoscere gli errori secondari in tempo reale, inoltre la precisione è del 65 percento, sebbene i ricercatori contino di portarla al 90 percento entro breve tempo. I dettagli della ricerca verranno presentati alla Conferenza Internazionale IEEE, che si terrà a Singapore a maggio.

[Immagini di MITCSAIL]

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