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Celestino V e gli altri, storie di abdicazioni pontificie

Certamente Benedetto XVI è stato il primo a rendere la notizia “virale” grazie al web: ma di Papi che rinunciarono ad esercitare il ministero la storia ne conta più d’uno.
A cura di Nadia Vitali
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Un «gran rifiuto» in stile moderno, diventato rapidamente notizia per siti internet tradotti in tutte le lingue possibili: nei tempi contemporanei anche le decisioni papali viaggiano grazie al web e ai social network, benché sia innegabile come la decisione del Pontefice abbia un gusto quasi antico e trapassato. Non per niente, di dimissioni papali non se ne vedevano da secoli e secoli e l'annuncio di Benedetto XVI ha avuto il potere di monopolizzare completamente l'informazione: perché se è vero che non è stato il primo a prendere una risoluzione del genere è ugualmente vero che la Chiesa, nella sua millenaria ed intensa storia, di addii al soglio pontificio ne ha conosciuti soltanto cinque e tutti per condizioni straordinarie.

Celestino V

celestinov

Il Sommo Poeta scelse per lui la collocazione più infamante, tra quelli «che mai fur vivi»: gli ignavi, coloro i quali meritavano il maggior disprezzo possibile poiché gettarono la propria esistenza senza curarsi di scegliere tra il Bene e il Male. Pietro da Morrone, noto semplicemente come Celestino V, recava su di sé la colpa di aver agevolato, grazie alla propria rinuncia all'Altissimo ministero di Pietro, l'ascesa al soglio pontificio del Cardinale Benedetto Caetani, divenuto Papa come Bonifacio VIII. Una negligenza imperdonabile aggravata dalla «viltade» come unico motore, secondo il ritratto che ne fece nel III Canto dell'Inferno Dante Alighieri il quale, in virtù delle proprie scelte politiche da guelfo bianco, entrò fortemente in contrasto con Bonifacio VIII: quest'ultimo, del resto, venne immortalato nei versi del Poeta come un dannato atteso tra i dannati, secondo quanto pronunciato da Papa Niccolò III nella Bolgia dei Simoniaci.

Al di là delle condanne dantesche, le cronache dell'epoca narrano di Pietro da Morrone come di una figura fortemente schiva, votata alla solitudine e all'ascetismo; tale vocazione venne coltivata dal monaco che condusse vita ritirata finché giunse l'inaspettata elezione da parte del conclave (presumibilmente frutto di trame politiche). Un animo poco predisposto alla mondanità, unito alla sua distanza spirituale e culturale da Roma, spinse rapidamente il neo – Papa Celestino V verso il rifiuto ricordato nelle terzine di Dante.

Di Papi e e di abdicazioni

Meno celebri e più antichi, i Pontefici protagonisti di abdicazioni furono altri quattro: la storia riporta come primo nell'ordine di tempo San Clemente, a proposito del quale, tuttavia, poco o nulla si conosce. È noto che visse nel I secolo e che, con tutta probabilità, fu vittima delle persecuzioni contro i cristiani che lo costrinsero nel 97 all'esilio per volere di Nerva: la sua rinuncia fu dunque il frutto delle circostanze e delle cause di forza maggiore che lo trascinarono lontano da Roma e dal suo ministero.

Anche per Papa Ponziano, le "dimissioni" furono una sorta di obbligo resosi necessario per consentire l'elezione di un nuovo Pontefice: nel 235, un nuovo rinfocolarsi delle persecuzioni ad opera dell'Imperatore Massimino Trace iniziò a colpire le alte sfere dell'amministrazione ecclesiastica e Papa Ponziano venne deportato in Sardegna, sorte in parte simile ad un altro Pontefice che, due secoli dopo, avrebbe finito, suo malgrado, i propri giorni in esilio su un'isola nel cuore del Mar Tirreno.

teodora

Papa Silverio visse in un'epoca in cui la Chiesa aveva ormai acquisito poteri tali da essere facilmente un perno centrale di intrighi e macchinazioni ordite nelle stanze del potere: egli stesso, dunque, fu vittima degli inganni che nella corte bizantina veniva tramati dall'imperatrice Teodora. La volontà di Teodora di avere un Papa vicino alle posizioni di Costantinopoli, più che a quelle di Roma, significò la condanna per Silverio che venne rovesciato e costretto alla fuga in Licia; obbligato ad abdicare, il suo successore fu Vigilio. Esule innocente, fu presto ammesso nuovamente in Italia; ma Vigilio, presumibilmente con la complicità della stessa Teodora, non poteva accettare il ritorno della scomodo ex – Pontefice. Venne così deportato nel 537 a Palmarola, isolotto poco distante da Ponza a tutt'oggi disabitato, dove morì.

Infine, l'ultimo prima di Celestino V, fu Benedetto IX il quale ebbe una storia piuttosto controversa o, quanto meno, singolare: fu Papa per ben tre volte, infatti, e divenne celebre per aver venduto la propria dignità pontificia al padrino, salvo poi rivolerla indietro. Nipote di Papi, appartenente ad una famiglia nobile ed influente, si ritrovò investito dalla carica da giovanissimo e la affrontò con ripensamenti e dubbi, fino a scomparire dalle scene. La sua abdicazione (definitiva nel 1048) fu certamente il frutto di una libera scelta, al pari di Celestino V e differentemente dai suoi predecessori che rifiutarono l'Alto ministero; e nulla ebbe a che vedere con la scelta annunciata da oggi, proprio nell'11 febbraio in cui la Chiesa celebra i Patti Lateranensi, da Papa Benedetto XVI che, secondo le sue stesse parole, lascia semplicemente perché l'età non gli consente più di prendersi cura del suo gregge come lo impongono i tempi moderni.

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