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Cancro al colon, per guarire è sufficiente metà della chemioterapia attuale: ecco perché

Studi statistici hanno fatto emergere che in specifici casi, ovvero quando il paziente è considerato a basso rischio di recidiva, possono essere sufficienti 3 mesi di chemioterapia e non 6 mesi. La questione discussa in una conferenza del congresso ESMO.
A cura di Andrea Centini
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Per trattare il cancro al colon, una delle neoplasie più diffuse e potenzialmente pericolose per la vita, potrebbe essere sufficiente un ciclo di chemioterapia di soli tre mesi e non di sei, come prevede il percorso terapeutico standard attualmente in vigore. Il tema sarà al centro di una conferenza chiamata “When clinical practice demands to go beyond statistics: Adjuvant chemotherapy of colon cancer. The 3 vs 6 month story” che si terrà oggi pomeriggio in seno al congresso dell'ESMO 2017 (European Society for Medical Oncology), attualmente in corso di svolgimento a Madrid.

Durante il dibattito, al quale parteciperanno diversi luminari nel trattamento del cancro all'apparato digerente, verranno presentati i risultati di numerosi studi dedicati al tema, tra i quali SCOT, TOSCA, ACHIEVE e IDEA-FRANCE. Da essi è infatti già emersa la possibilità di poter letteralmente dimezzare la durata della chemioterapia con un basso rischio di recidiva per il paziente, ovvero la ricomparsa del tumore. A destare interesse nella comunità scientifica e rendere necessaria un simile dibattito sono stati in particolar modo i risultati dello studio Idea, che ha coinvolto ben 12mila pazienti trattati per il cancro al colon. È stato condotto proprio per valutare la differenza di efficacia tra i due trattamenti.

Nel complesso, tra quello di 6 mesi e quello di 3 è emerso un sottile vantaggio dello 0,9 percento in favore del primo, un sostanziale ‘pareggio' che ha imposto una riflessione in ambito clinico. I cicli di chemioterapia a base di oxaliplatino, infatti, possono essere estremamente pesanti per i pazienti, e avere conseguenze soprattutto sotto il profilo neuropatico. Poter ridurre senza rischi tali cicli rappresenterebbe dunque una vera e propria svolta per la qualità della vita.

Analisi statistiche condotte su questi risultati hanno fatto emergere che i pazienti a basso rischio di recidiva vengono tutelati in egual modo da entrambe le durate, dunque i medici potrebbero valutare caso per caso con il proprio paziente quale sia il percorso più idoneo da intraprendere. Proprio questo argomento sarà al centro dell'importante conferenza dell'ESMO. Da questo male, del resto, ogni anno vengono colpite migliaia e migliaia di persone solamente in Italia.

[Foto di DarkoStojanovic]

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