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Caccia, enti e ambientalisti chiedono il blocco: “Animali stremati da incendi e siccità”

A causa dei devastanti effetti di incendi e siccità, che hanno comportato la distruzione di oltre 100mila ettari di territorio e gravi crisi idriche, numerosi enti e associazioni ambientaliste hanno chiesto alla Presidenza del Consiglio il blocco della stagione venatoria. Gli animali selvatici sono stremati dagli eventi climatici eccezionali.
A cura di Andrea Centini
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Le principali associazioni italiane impegnate nella tutela della fauna e del territorio hanno redatto e sottoscritto un'appassionata lettera aperta con la quale è stato richiesto l'annullamento della stagione venatoria 2017/2018. Indirizzato al Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e ai Ministri dell’Ambiente, dell’Agricoltura e dell’Interno, il testo è evidentemente volto a sensibilizzare anche le associazioni dei cacciatori, che quest'anno non possono rimanere indifferenti innanzi allo scempio provocato dalla devastante combinazione di incendi e siccità.

Negli oltre centomila ettari di territorio perduti, infatti, non è stata distrutta soltanto una parte del patrimonio boschivo e forestale, ma si stima siano morti per il fumo o arsi vivi dalle fiamme anche centinaia di migliaia di animali selvatici. In particolar modo i cuccioli e i pulcini, impossibilitati a sfuggire dalle fiamme. Una fine atroce che ha determinato la scomparsa di un'intera generazione. Alle devastazioni degli incendi si è inoltre aggiunto il caldo iscopportabile e la conseguente siccità, che questa estate ha raggiunto picchi drammatici. L'impatto è stato importante – e lo è tuttora – anche per il settore agricolo, ma la crisi idrica ha avuto i suoi effetti negativi anche per l'approvvigionamento cittadino. Emblematico il caso del lago di Bracciano e le iniziative intraprese per tutelarne l'ecosistema.

Gli animali selvatici, stremati da queste condizioni estreme, tra pochi giorni se non verranno prese iniziative tempestive si troveranno ad affrontare anche i colpi di fucile dei cacciatori. Grazie alle cosiddette “preaperture”, infatti, la stagione della caccia in alcune regioni avrà inizio dal primo settembre. Per questo motivo WWF, Lipu, Enpa, Lav, Italia Nostra, Lndc, Lac e Mountain Wilderness si sono mobilitate per chiedere un anno di stop e riflessione, innanzi a una catastrofe naturale che se amplificata anche dal piombo si trasformerebbe in un vero e proprio “ecocidio”, come si legge nel testo della lettera.

Particolarmente drammatica la situazione per gli uccelli, fra i quali una ventina di specie cacciabili nel nostro Paese si trovano in cattivo stato di conservazione. Cinque di esse, ovvero Tordo sassello, Moriglione, Pavoncella, Coturnice e Tortora selvatica, come ha sottolineato recentemente la Lipu, sono addirittura minacciate a livello globale. I sottoscrittori della lettera fanno leva sul fatto che le Regioni, ogni quinquennio, secondo la legge 157/92, dovrebbero rivalutare i piani venatori in base alle nuove condizioni ambientali e di conservazione, un processo che molto spesso viene disatteso. Per questa ragione c'è anche l'ipotesi di aprire una procedura d'infrazione contro l'Italia presso la Commissione Europea, proprio per la mancata tutela della fauna selvatica che le leggi comunitarie ci imporrebbero.

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