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A Natale sorge il Sol Invictus

I rapporti tra il Natale e il mondo pagano che ha preceduto l’avvento del cristianesimo.
A cura di Nadia Vitali
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Di tutte le celebrazioni che scandiscono il calendario cristiano, il Natale resta la più sentita grazie anche alle tradizioni, talvolta più popolari che religiose, che si sono sviluppate attorno ad esso: in tutta Europa, e non soltanto, nel corso delle settimane che lo precedono, l'aria di festa permea le città, le atmosfere, i discorsi e il sentire, oltre ad essere attesa dai bambini come un momento irripetibile che non ha pari in tutto l'anno. Durante i molti secoli che hanno visto i Natali succedersi nel mondo cristiano, numerosi sono stati i simboli che sono andati ad unirsi al racconto della umile nascita di Gesù dalla Vergine Maria: è giunto così Babbo Natale, attraverso Santa Claus che prima ancora fu San Nicola, con tutto il suo apparato di renne e regali; da climi più freddi è giunto l'abete, mentre il presepe è diventato in alcuni luoghi addirittura una forma d'arte.

Ma cos'è stato Natale prima di divenire quello che conosciamo oggi? È noto come siano molte le feste nate nel solco della religione ma che sono andate ad innestarsi su precedenti riti e celebrazioni che rappresentavano il patrimonio tradizionale delle culture contadine o precristiane; ed è altrettanto intuitivo come non ci siano fonti che riportino quale sarebbe stato il giorno preciso in cui il Messia venne al mondo in quel di Betlemme. È più che lecito supporre, dunque, che la data sia stata fissata (presumibilmente attorno al IV-V secolo) nel giorno del 25 dicembre sovrapponendola ad una più antica festa romana che recava con sé echi di cerimonie del mondo agrario: il Dies Natalis Solis Invicti cadeva infatti a poca distanza dal solstizio invernale ed officiava, dunque, la rinascita del Sole che ricominciava da quei giorni ad essere gradualmente più presente sulla Terra, con le giornate che diventano sempre più lunghe. Il culto solare romano presentava molti aspetti riconducibili al mitraismo (da Mitra, la divinità originaria dell'oriente che sarebbe stata portata nel mondo ellenistico e romano) ed era stato adottato ed ufficializzato nella capitale dell'Impero nel III secolo d. C. ma concludeva un ciclo di festività più strettamente legato a Roma: i Saturnali.

Nel celebrare Saturno e la mitica età dell'oro associata alla divinità, i giorni ad esso dedicati che andavano dal 17 al 23 di dicembre erano un susseguirsi  di ricchi banchetti, scambio reciproco di auguri e regali: difficile non guardare, dunque, a quei giorni del passato come a qualcosa di incredibilmente vicino a noi. Così come si conveniva alle feste romane, in occasioni del genere, l'ordine sociale o gerarchico veniva sovvertito, gli schiavi divenivano uomini liberi e qualcuno tra essi, a sorte, poteva divenire addirittura princeps temporaneamente, salvo, poi, ri-precipitare subito dopo nella propria disgraziata condizione. Insomma, il Dies Natalis Solis Invicti interveniva a chiusura di un ciclo di festeggiamenti e serviva ad accompagnare il Sole nei suoi giorni di nascita, appunto: come tutti i riti di questo tipo, sua funzione principale era "assicurarsi" che il delicato momento di transizione andasse a buon fine, consentendo in questo caso alla luce di vincere sulle tenebre.

Il Sole sarebbe divenuto «Sole di giustizia» con la nascita di Cristo, cacciando via questa volta nel buio eterno il paganesimo e cristianizzando una festa che, al pari del Natale odierno, era presumibilmente assai sentita in molti strati della popolazione. Il Sole, mai vinto, finalmente poteva tornare a splendere radioso riportato dalla luce del Messia in epoca cristiana.

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