9 novembre 1989, quando un italiano "fece cadere" il muro di Berlino
Certamente non fu Riccardo Ehrman a far cadere il muro di Berlino, giacché i tempi erano ormai maturi per una riunificazione e i provvedimenti governativi della DDR parlavano già chiaramente di nuove possibili libertà da accordare ai cittadini dell'Est. Tuttavia il suo contributo e la sua abilità di giornalista furono certamente la causa scatenante di quell'esplosione di gioia che la notte del 9 novembre del 1989 travolse l'intera capitale tedesca. La libertà dal «muro della vergogna» aveva bisogno di manifestarsi in quella magnifica ondata di entusiasmo collettivo, dopo i 28 anni che avevano diviso una città ed il mondo intero.
L'intero regime della DDR era già destinato, rapidamente, a collassare nel 1989: quegli oltre 150 chilometri di cemento, i morti assassinati dalla polizia di frontiera nel tentativo di passare dall'est all'ovest, secondo alcuni 133, secondo altri oltre 200, inclusi quelli catturati e poi giustiziati, l'assurdità di una città in cui non si era più liberi di circolare e in cui, molto spesso, le persone erano state separate da amici e familiari, stavano diventando insostenibili, per i tedeschi e per gli occhi della comunità internazionale.
Certamente quando il leader della Germania Est Erich Honecker, all'inizio del gennaio del 1989, aveva dichiarato che almeno altri cento anni sarebbero stati visti dal quel Muro, la speranza di una riunificazione deve essersi allontanata dalle menti dei molti che sognavano un città unica. Ma poi, Honecker si era dimesso il 18 ottobre di quell'anno ed il nuovo governo guidato da Egon Krenz si risolse a concedere ai cittadini dell'est i permessi per poter viaggiare nella Germania ovest. L'ora della fine del Muro di Berlino era scattata, inevitabilmente.
Il ministro della propaganda Günter Schabowski era appena tornato dalle vacanze quando venne indetta la conferenza stampa per comunicare la nuova normativa della DDR: per questa ragione non conosceva tutti i dettagli della decisione che il Governo aveva preso in sua assenza. Tuttavia, a partire dalle 18 del 9 novembre 1989, iniziò a rispondere alle domande dei giornalisti. Alle 18:53 il corrispondente italiano ANSA Riccardo Erhman, su suggerimento di un membro del comitato centrale del SED, il Partito Socialista Unificato della Germania, chiese a partire da quando sarebbero entrate in vigore le nuove norme relative alla libertà di viaggio.
Il Ministro, impreparato, non aveva ricevuto informazioni in merito e la risposta frettolosa ed esplosiva fu: «Da subito». Ehrman, abile giornalista a cui era stata data una risposta inequivocabile, comunicò alla propria agenzia che il Governo aveva dato un annuncio che significava la caduta del muro di Berlino. Era realmente lo «scoop del secolo». Immediatamente, le strade si riempirono di gente, dal cui cuore si sollevò un peso: la grandezza degli eventi e della storia, si servirono di quell'uomo per gridare al mondo intero che la città e tutti i suoi abitanti erano stati liberati da quasi tre decenni di oppressione, popolando la capitale tedesca, finalmente, di uomini impazziti dalla gioia di poter, finalmente, rivedere quanto era stato loro sottratto.