Vidatox, l'illusione della cura del cancro dal veleno di uno scorpione cubano
Il cancro, il grande male della nostra epoca, il più difficile da debellare, è anche quello intorno al quale girano frotte di sedicenti esperti di medicina alternativa pronti a offrire la soluzione definitiva che le case farmaceutiche, ovviamente, non vi darebbero mai. Nel corso degli anni tante ricette miracolose hanno fatto parlare di sé grazie a una copertura mediatica spesso compiacente, con risultati pressoché nulli. E in un’epoca in cui ai progressi della scienza si preferiscono le fascinazioni della New Age, non poteva che uscire una nuova panacea: si chiama Vidatox e deriva da un estratto del veleno di scorpioni cubani. Grazie al passaparola e ai social network, l’Avana, a Cuba, è diventata la nuova meta di un disperato pellegrinaggio di malati tumorali o delle loro famiglie. “Sto andando a Cuba in vacanza, se avete parenti che hanno bisogno di Vidatox per guarire dal cancro fatemelo sapere, ve lo porto io”. Su Facebook circolano da tempo questi messaggi: a volte si tratta di truffatori pronti a gettarsi nel lucroso business, a volte gente sincera che crede di fare un’opera di bene. Ma quale che sia il fine, il mezzo si rivela sempre, purtroppo, inefficace.
Vidatox: cos'è e come si ottiene
A produrre la presunta tossina miracolosa sono gli scorpioni della specie Rophalurus junceus (noto anche come "scorpione azzurro"), appositamente allevati dai laboratori statali Labiofam situati alla periferia dell’Avana. Attraverso una lieve scarica elettrica, gli scorpioni sono stimolati a secernere una piccola dose di veleno, che viene poi trattato e distribuito in soluzioni diluibili, cinque gocce al mattino e cinque la sera. Prima che corriate in farmacia a ordinarlo, tuttavia, dovete sapere che la Labiofam fornisce il Vidatox esclusivamente presso la propria sede cubana. Non effettua spedizioni all’estero e non è convenzionata con distributori farmaceutici internazionali. Quindi, l’unica soluzione è un viaggio della speranza con destinazione Cuba. Un ottimo modo per il turismo locale per tirar su quattrini: sono circa 30.000 gli italiani che hanno già affrontato le spese del pellegrinaggio alla sede della Labiofam. Su Internet circolano tantissime guide che spiegano cosa occorre per non partire inutilmente: è necessario portare la cartella clinica, una delega in lingua spagnola e la fotocopia del documento del paziente. Quindi, atterrati a Cuba, basterà chiedere a un qualsiasi tassista facendo solo il nome della medicina prodigiosa e armarsi di santa pazienza: i cancelli aprono alle 8 e le file iniziano almeno due ore prima, per ottenere il biglietto che vi darà diritto ad avere – per fortuna gratuitamente – un flacone di Vidatox. Inutile prenotare telefonicamente o via e-mail: non vi risponderà nessuno.
Sul sito dell’Ambasciata di Cuba in Italia, praticamente inondata negli ultimi mesi da domande per ottenere un visto, un comunicato ufficiale chiarisce che “non sarà possibile sfortunatamente far fronte positivamente alle migliaia di richieste che sono giunte alla Labiofam, giacché la sua produzione è ancora molto limitata, in quanto si tratta di un prodotto d'origine animale che necessita di un ciclo di produzione che non può essere forzato, viste le regole stabilite per la protezione della specie; anche se la Labiofam ha adottato le misure necessarie e si lavora in funzione di un incremento del suo allevamento, non si tratta di qualcosa che possa essere ottenuta in un breve lasso di tempo; inoltre, sebbene siano stati dimostrati scientificamente i suoi effetti antitumorali, si tratta di un prodotto che ancora è in fase di sperimentazione”.
Effetti antitumorali veri o presunti?
E qui arriva il punto dolente: gli effetti antitumorali di questa medicina sono stati davvero dimostrati scientificamente? Innanzitutto, non vi sono pubblicazioni scientifiche sull’argomento. Il responsabile ricerca e sviluppo della Labiofam, Isabel Gonzalez, chiarisce che il Vidatox “è un prodotto omeopatico derivante da cinque peptidi di basso peso molecolare estratti dal veleno dello scorpione, e che ha dimostrato un effetto analgesico, antiinfiammatorio e antitumorale su più di 15 differenti tipi di cellule cancerogene”. Secondo Gonzalez, il Vidatox sarebbe stato testato su più di 10.000 pazienti affetti da cancro, con “risultati positivi” che variano da una “migliorata qualità della vita” a un “rallentamento della crescita tumorale”. Quindi, ricapitolando, i trial clinici svolti sul farmaco non hanno evidenziato nessun caso di guarigione da tumore. In quanto analgesico e antiinfiammatorio, il Vidatox non farebbe altro che fungere da blando anestetico, mentre i risultati in termini di rallentamento della crescita delle cellule tumorali sono tutti da dimostrare. Ricerche sulle proprietà antitumorali di peptidi naturali – molecole leggere costituite da catene di amminoacidi e presenti nelle proteine – non sono nuove. Ma le sperimentazioni si concentrano sulla possibilità di curare solo un tipo di tumore alla volta: nessuna cura peptidica può funzionare per tutti i tipi di cancro, come invece sembra suggerire la Labiofam.
Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, non ha dubbi: "Non ci sono dati che avvalorino la funzionalità e l'efficacia di questo farmaco. Ho un parere del tutto negativo. E se va avanti così rischia di diventare un nuovo caso Di Bella".
La caccia alla cura alternativa del cancro
Da quando, alcuni mesi fa, il Vidatox è stato definitivamente brevettato, è ora acquistabile a caro prezzo in diverse farmacie cubane, a un costo intorno ai 150 euro. Per contro, la Labiofam non sembra più disponibile come prima a fornirlo gratuitamente. Ciò ha permesso a diversi distributori farmaceutici di gettarsi nel business. A Tirana, in Albania, è spuntata una nuova versione del farmaco, venduto a un costo tra i 55 e i 250 euro, ma con una diluizione tale da rendere del tutto inefficace il già modesto principio attivo. Questa tipologia di Vidatox è stata bloccata a Bari dalla Guardia di Finanza nel corso di un tentativo di importazione in Italia per venderne i flaconi presso il poliambulatorio Stella Maris dello Stato di San Marino. A visitare i pazienti è Alfredo Dionisio Pansini, oncologo con un lungo trascorso nella difesa di cure alternative ai tumori, tra cui il celebre “metodo Di Bella”.
Vale la pena sottolineare come l’Italia sia in prima linea tra i paesi occidentali nella ricerca di cure palliative o del tutto illusorie: di fronte ai cancelli dei laboratori Labiofam, infatti, ci sono quasi esclusivamente italiani, al punto che i medici cubani che vi lavorano non hanno nemmeno più bisogno di una traduzione delle cartelle cliniche. La casa farmaceutica cubana ha anche aperto un sito in italiano dedicato al farmaco, per fornire informazioni ufficiali ai suoi principali clienti. E insieme al professor Di Bella, vanno ricordati anche altri nomi di medici italiani che negli anni hanno annunciato cure miracolose: come Silvio Buzzi, che sostenne di aver trovato la cura del cancro nella tossina della difterite, o Saverio Imperato, che aveva battezzato la sua cura “sinterapia”, usando un preparato derivante dal vaccino antitubercolare. E, nel frattempo, la ricerca scientifica seria deve affrontare la cronica penuria di finanziamenti. Un progetto sui peptidi antitumorali venne proposto nel 2004 dall’Università di Napoli “Federico II” ma non riuscì a ottenere i fondi necessari. Mentre i peptidi scovati nel veleno dello scorpione azzurro (che poi in realtà è arancione) sembrano miracolosi solo perché alternativi, naturali ed esotici. "I viaggi e i farmaci della speranza", chiosa laconicamente il ministo della Sanità, Feruccio Fazio, "non portano da nessuna parte".