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Vaccino previene totalmente l’artrite reumatoide in laboratorio: possibile scoperta rivoluzionaria

Studiando gli effetti dell’assenza di una particolare proteina in ratti geneticamente modificati, un team di ricerca americano guidato da scienziati dell’Università di Toledo (Ohio) ha scoperto che integrandola con un vaccino sperimentale si riesce a prevenire completamente l’artrite reumatoide. Se il vaccino sarà sicuro ed efficace anche nell’uomo si tratterà di una scoperta rivoluzionaria.
A cura di Andrea Centini
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Grazie a una scoperta casuale è stato sviluppato un vaccino sperimentale contro l'artrite reumatoide che ha ottenuto risultati sorprendenti nei modelli animali, eliminando del tutto la comparsa della patologia. Qualora si dovesse riscontrare la medesima efficacia nei trial clinici, ovvero negli studi sull'uomo, si tratterebbe di una delle scoperte più significative degli ultimi anni nella storia della Medicina. Come sottolineato dall'Istituto Humanitas, l'artrite reumatoide è una malattia infiammatoria cronica sistemica “che colpisce le articolazioni sia piccole che grandi”, che diventano “dolenti, tumefatte e vanno deformandosi con il tempo”. La patologia autoimmune “può coinvolgere anche altri organi e apparati come il polmone, le sierose, l'occhio, la cute e i vasi”, abbattendo così la qualità della vita dei pazienti. Colpisce prevalentemente le donne (tra i 40 e i 50 anni di età) e i trattamenti, fondamentalmente a base di farmaci immunosoppressori, non sempre risultano efficaci contro le forme più aggressive. In alcuni casi può perdurare per tutta la vita. Ora, grazie al nuovo vaccino sperimentale, c'è la speranza di poter prevenire questa diffusa malattia e sconfiggerla.

A mettere a punto il vaccino sperimentale è stato un team di ricerca americano guidato da scienziati della Facoltà di Medicina e Scienze della Vita dell'Università di Toledo, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Medicina Interna dell'Università del Michigan. Gli scienziati, coordinati dalla professoressa Ritu Chakravarti, docente presso il Dipartimento di Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia, hanno sviluppato il vaccino dopo aver identificato una proteina chiamata 14-3-3 zeta. Tecnicamente si tratta di un autoantigene – che viene cioè riconosciuta dal nostro sistema immunitario – e che si pensava potesse essere coinvolta nell'innesco dell'artrite reumatoide. Per provare a dimostrarlo, il professor Chakravarti e colleghi hanno condotto appositi esperimenti con modelli murini (ratti) geneticamente modificati. Attraverso l'editing genetico hanno privato i ratti di questa proteina, immaginando che avrebbero mostrato una riduzione della malattia infiammatoria. Incredibilmente, hanno scoperto l'esatto contrario: la mancanza della proteina 14-3-3 zeta portava i ratti a sviluppare una forma ancora più grave dell'artrite reumatoide e a esordio precoce, caratterizzata da perdita ossea, danni severi alle articolazioni, infiltrazione di cellule immunitarie e altre problematiche.

Alla luce di questi risultati, gli scienziati hanno provato a fare l'opposto, ovvero hanno messo a punto un vaccino sperimentale in grado di aumentare le concentrazioni di 14-3-3 zeta negli animali trattati. Somministrato ai ratti prima che potessero sviluppare l'artrite reumatoide, ne sono stati totalmente protetti. In altri termini, grazie a questo vaccino gli scienziati sono riusciti a prevenire la completa comparsa della malattia. “Con nostra grande sorpresa, l'artrite reumatoide è completamente scomparsa negli animali che hanno ricevuto un vaccino”, ha dichiarato il professor Chakravarti in un comunicato stampa. “A volte non c'è modo migliore della serendipità (fare scoperte scientifiche casuali mentre si indaga con altri obiettivi NDR)”, ha dichiarato l'autore principale dello studio. “Ci è capitato di centrare un risultato sbagliato, ma si è rivelato il miglior risultato. Quel tipo di scoperte scientifiche sono molto importanti in questo campo”, ha aggiunto l'esperta.

La speranza è che il vaccino sperimentale risulti efficace e sicuro anche nell'uomo: potrebbe infatti spazzar via la più diffusa patologia sistemica autoimmune al mondo, che si stima colpisca l'1 percento della popolazione mondiale. La professoressa Chakravarti ha sottolineato che nonostante sia così diffusa, ad oggi non esiste una cura per l'artrite reumatoide e non è noto cosa la provochi. "Questo è vero per quasi tutte le malattie autoimmuni, il che rende così difficile trattarle o prevenirle. Se riuscissimo a portare con successo questo vaccino nella clinica, sarebbe rivoluzionario", ha concluso la scienziata. I dettagli della ricerca “14-3-3ζ: A suppressor of inflammatory arthritis” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica PNAS.

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