Vaccino contro il cancro sviluppa anticorpi che riconoscono le cellule tumorali umane
Nuova speranza nella lotta contro il cancro da un vaccino anti-tumorale. A progettarlo è un team internazionale di ricercatori che ha sviluppato una formulazione in grado di indurre una forte risposta immunitaria nei confronti dell’antigene Tn, una proteina sovraespressa in circa il 90% dei carcinomi della mammella e nel 70-90% dei tumori del colon, della vescica, della cervice uterina, dell’ovaio, dello stomaco e della prostata.
Nello specifico, gli studiosi hanno sviluppato un glicopeptide che incorpora l’antigene Tn ottenuto con opportune metodologie sintetiche in grado di indurre una risposta immunitaria significativa rispetto ai vaccini che incorporano l’antigene naturale. “Al momento – spiegano gli studiosi – i test su due diversi tipi di cellule di cancro al seno indicano che la somministrazione del vaccino induce un numero significativamente maggiore di anticorpi di tipo IgG e che il riconoscimento dell’antigene supera l’85%”.
Diversamente dai vaccini tradizionali che prevengono le malattie infettive, i vaccini anti-tumorali sono concepiti come terapia per i pazienti che hanno già hanno sviluppato un tumore, progettati per innescare una risposta immunitaria nei confronti della neoplasia affinché possa essere riconosciuta come “estranea” dall’organismo. Lo studio, pubblicato su Chemical Science, è tra l'altro il primo a utilizzare un analogo non naturale dell’antigene Tn, aprendo a nuove opportunità nella progettazione di vaccini contro il cancro.
“Il principio base – ha dichiarato Carmen Ortriz Mellet, ricercatrice del Dipartimento di Chimica Organica dell'Università di Siviglia – è stato quello di imitare la parte di carboidrati di questo antigene presente nelle cellule tumorali in modo che fosse abbastanza diversa da stimolare il sistema immunitario in modo più potente ma allo stesso tempo abbastanza simile affinché gli anticorpi prodotti possano riconoscere l’antigene Tn naturale ed elimininare le cellule tumorali nei pazienti”.
Un’altra delle innovazioni del lavoro, che coinvolto tra gli altri anche gli studiosi dell’Università di Siviglia, di La Rioja e Saragozza, è stata quella di utilizzare analoghi dei carboidrati che “non solo riproducessero la struttura del carboidrato presente nell’antigene T ma anche la sua chimica – ha aggiunto Ortiz Mellet – . Questa è una caratteristica unica di questa ricerca, che ha consentito la sintesi del vaccino, conferendogli ulteriore stabilità ed efficacia”. Una strategia che, nel complesso, ha indicato come “ci sia ancora spazio per esplorare ulteriori aggiustamenti a livello di carboidrati che possano contribuire alla progettazione di vaccini contro il cancro efficaci”.tr