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Usa pronti a tornare sulla Luna? Sì, ma questa volta per restarci

L’agenzia spaziale potrebbe tornare nei prossimi anni sulla superficie lunare. È lo stesso Donald Trump a spingere per la nuova impresa, supportato dal capo dei repubblicani, Newt Gingrich, che ha lanciato l’idea di promuovere una spedizione allo scopo di valutarne la colonizzazione.
A cura di Ida Artiaco
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Donald Trump e Newt Gingrich
Donald Trump e Newt Gingrich (Getty).

La Nasa potrebbe organizzare una nuova missione sulla Luna a circa quarant'anni dall'ultimo viaggio sul satellite. Era infatti il 1972 quando Eugene Cernan dell'equipaggio Apollo 17 mise piede sulla superficie lunare. A spingere per la nuova impresa sarebbe Donald Trump in persona. Il neo-eletto presidente a stelle e strisce si sarebbe fatto fautore di una operazione il cui obiettivo sarebbe non solo inviare astronauti sulla Luna, ma questa volta potrebbero restare e creare una colonia umana. A sostenere l'inquilino della Casa Bianca in questa decisione, ci sarebbe, come sottolinea il Washington Post, Newt Gingrich, dirigente nazionale del partito repubblicano ed ex speaker della Camera con il pallino dello spazio.

Già nel 2012, quando era candidato alle primarie dell'Old Party, Gingrich aveva promesso di creare una piccola comunità sulla Luna, e di dar vita, se fosse diventato lui presidente, alla prima base permanente sul satellite, che avrebbe potuto ospitare fino a 13mila americani. Qui i cittadini avrebbero potuto vivere e addirittura rivendicare lo status di 51esimo stato americano. Oggi, con l'elezione di Trump, fa sapere di voler promuove l'idea di lanciare una spedizione allo scopo di valutarne la colonizzazione.

Un progetto, questo, che gli analisti politici definiscono tutt'altro che irrealizzabile, probabilmente di carattere internazionale e come passo decisivo sulla strada verso Marte. A rendere ancora più plausibile l'impresa potrebbe essere il prossimo amministratore della Nasa, la cui nomina sarà effettuata direttamente dal tycoon newyorkese. I due nomi più papabili hanno già mostrato interesse per lo spazio e potrebbero spingere in maniera decisiva verso l'operazione lunare. Si tratta da un lato di James Bridenstine, deputato repubblicano dell'Oklahoma, che in una bozza di legge intitolata "American Space Renaissance Act" elaborata nei mesi scorsi, prevede il ritorno sul satellite come parte della radicale riforma dell'agenzia spaziale; dall'altro di Scott Pace, ex incaricato politico della Nasa durante la presidenza di George W. Bush, per il quale la spedizione "presenta alcune opportunità dal punto di vista della presenza internazionale in caso non si possa per il momento puntare sul pianeta rosso".

Ancora, quando lo stesso Bush era alla Casa Bianca, era stato messo a punto il programma "Constellation" che prevedeva lo sbarco sulla luna nel 2020. Anche se il progetto è stato smantellato dall'amministrazione Obama, intenta più ad organizzare il viaggio verso Marte, alcuni dei capisaldi di quel testo sono stati mantenuti e non è escluso che il nuovo team del presidente repubblicano possa riconsiderarlo e attuare il suo piano.

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