Uomo-scimmia, trovati i resti di un antenato comune: è un cucciolo di 13 milioni di anni
Hanno 13 milioni di anni i resti dell'antenato comune dell'uomo e delle scimmie e appartengono ad un cucciolo che, al momento della morte, aveva solo 1 anno e 4 mesi. La scoperta arriva dai ricercatori della Stony Brook University di New York e dell'University College London (Ucl) che su Nature hanno pubblicato il loro studio intitolato “New infant cranium from the African Miocene sheds light on ape evolution”.

Alesi, un cucciolo vecchio milioni di anni. In Kenya i ricercatori hanno trovato un creanio completo che, oggi, ci aiuta a ricostruire la storia dell'evoluzione, nostra e delle scimmie, e che è stato attribuito ad una nuova specie del genere Nyanzapithecus, molto vicono alle scimmie (ai gibboni) e all'uomo. Nello specifico, i ricercatori lo hanno chiamato Alesi, anche se il suo ‘nome' vero è KNM-NP 59050, e, secondo le analisi, risale a 13 milioni di anni fa. Gli scienziati ci fanno sapere che si tratta del cranio di un cucciolo, è grande come un limone e la dimensione del muso è simile a quella dei piccoli di gibbone.

Dall'Africa. “Nyanzapithecus Alesi faceva parte di un gruppo di primati vissuto in Africa per oltre 10 milioni di anni”, spiegano gli scienziati “la scoperta ci mostra che questo gruppo era africano e si colloca vicino all'origine delle scimmie e dell'uomo”. Quanto trovato ci aiuta a capire quale sia il nostro passato oltre i 10 milioni di anni fa, fino adesso infatti i resti a nostra disposizione erano pochi, giusto qualche dente e pezzo di osso.

Come sono giunti alla loro conclusione. Grazie alle immagini a raggi X i ricercatori sono riusciti a rivelare la struttura interna del cranio scoprendo così che la cavità del cervello, i denti, le orecchie interne e i tubi auricolari sviluppati hanno caratteristiche comuni sia con l'uomo, sia con la scimmia.
Futuro e passato. Le analisi non terminano qui, i ricercatori indagheranno tutto ciò che possono da questo cranio ritrovato che ci permetterà di capire meglio da dove arriviamo e come ci siamo evoluti.
[Foto di Isaiah Nengo]