Una singola dose di vaccino Pfizer protegge tre volte meno dalla variante inglese
Mentre l’Italia allunga i tempi del richiamo del vaccino anti-Covid di Pfizer-BioNTech da 21 a 42 giorni, un nuovo studio mette in guardia sulla reale protezione conferita dalla prima dose. Il siero, il primo ad essere stato registrato e autorizzato per l’uso a partire dai 16 anni di età, ha dimostrato di avere un alto profilo di efficacia, anche nei confronti delle varianti più diffuse, ma solo dopo due dosi. Le nuove stime, pubblicate sul New England Journal of Medicine, indicano nel dettaglio che la protezione conferita da una singola dose è significativamente inferiore a quella assicurata dal ciclo vaccinale completo.
L'efficacia del vaccino Pfizer
Lo studio, condotto dal National Study Group for Covid-19 Vaccination del Qatar, ha valutato l’impatto della campagna di vaccinazione su oltre 200mila persone immunizzate tra il 1° febbraio e il 31 marzo 2021. In questo arco temporale, le varianti del coronavirus hanno avuto una rapida espansione nel Paese arabo, innescando la seconda e la terza ondata pandemica, come suggerito dai dati del sequenziamento virale che al 18 marzo hanno indicato come il 44,5% dei nuovi contagi fosse causato dalla variante inglese (B.1.1.7) e la metà dalla variante sudafricana (B.1.351). Una situazione in parte assimilabile a quella italiana dove le versioni mutate del coronavirus, e in particolare quella inglese, sono le predominanti, con la quasi totalità delle nuovi casi di Covid-19 causati dal lignaggio B.1.1.7.
L’analisi dei ricercatori del Qatar evidenzia come la prima dose del vaccino di Pfizer-BioNTech protegga quasi tre volte meno dalla variante inglese rispetto al ciclo raccomandato di due dosi. “L’efficacia stimata del vaccino contro qualsiasi forma di infezione causata dalla variante B.1.1.7 – indicano gli studiosi – è stata dell’89,5% dopo almeno due settimane dalla seconda dose”. D’altra parte, l’efficacia di una sola dose è stata del 29%. Analogamente, la protezione da qualsiasi forma di infezione causata dalla variante sudafricana è stata del 75% dopo il ciclo vaccinale a due dosi rispetto ad appena il 16,9% di una singola dose.
Risultati che si riflettono anche nella protezione dalle forme gravi di Covid-19, con il dimezzamento dell’efficacia nei confronti della malattia grave causata dalla variante inglese B.1.1.7 dopo la singola dose (54% rispetto al 100% dopo due dosi) e addirittura l’azzeramento rispetto alla malattia causata dalla variante sudafricana B.1.351 (0% rispetto al 100% dopo due dosi).
Rassicurano, ad ogni modo, i dati relativi al ciclo completo di vaccinazione, in particolare quelli inerenti alla protezione dalle forme gravi di Covid causate dalla variante sudafricana. “La ridotta protezione contro l'infezione con la variante B.1.351 – concludono gli studiosi – non sembra tradursi in una scarsa protezione contro le forme più gravi di Covid-19 (cioè quelle che hanno portato al ricovero o alla morte), che è risultata robusta e superiore al 90%”.