Una rara condizione fa vedere i volti delle persone per metà “sciolti”
Uno studio internazionale sul caso di un uomo di 59 anni che affermava di vedere i volti delle persone per metà “sciolti” ha permesso di capire come il nostro cervello elabora e riconosce i visi umani. Il lavoro, condotto dai ricercatori dell’Università di Coimbra, in Portogallo, in collaborazione con gli istituti statunitensi Dartmouth College e Massachusetts Institute of Technology (MIT), è stato pubblicato su Current Biology e ha fornito la prova scientifica di come, a livello cerebrale, il sistema di elaborazione dei volti sia molto simile ai metodi di riconoscimento facciale utilizzati da alcune delle applicazioni più in voga.
Il caso di un uomo che vede i volti per metà "sciolti"
L’uomo, che i ricercatori chiamano con le iniziali AD e che non aveva mai avuto disturbi della visione, cinque anni fa aveva improvvisamente notato che il lato destro di tutti i volti che vedeva in tv erano distorti, come se si stessero sciogliendo e, guardandosi allo specchio, aveva osservato che anche il suo viso mostrava la stessa distorsione. AD non notava però alcuna deformazione guardando gli oggetti, così come altre parti del corpo, affermando di non riuscire a vedere in modo normale solo il viso delle persone, qualcosa che gli causava molta sofferenza.
Il team di specialisti che ha studiato il suo caso ha individuato una condizione neurologica estremamente rara, chiamata emi-prosopometamorfopsia, di cui sono noti solo 25 casi nel mondo. “Questa condizione – spiega Jorge Almeida, primo autore dello studio e direttore del Proaction Laboratory della Facoltà di Psicologia e Scienze dell’educazione dell’Università di Coimbra – è generalmente caratterizzata dalla percezione di una distorsione a livello degli occhi, del naso e/o della bocca di un solo lato del volto. La parte distorta sembra quasi cadere, come se si stesse sciogliendo ma, ad eccezione del viso, tale distorsione non è percepita su nient’altro”. Nel caso di AD, i medici hanno determinato che la condizione era dovuta a una lesione cerebrale localizzata nello splenio, un’area del cervello associata alla vista.
Per comprendere al meglio il problema, i ricercatori hanno mostrato ad AD una serie di immagini di volti umani e altri oggetti su diversi piani, con diverse angolazioni e prospettive e l’esame ha confermato che l’uomo era in grado di vedere correttamente gli oggetti inanimati mentre i volti risultavano sempre distorti nella parte destra, anche quando i visi erano ruotati (figura B) o riflessi (figura C).
I vari test effettuati hanno permesso quindi di dimostrare che “ogni volta che vediamo un volto, il nostro cervello regola la rappresentazione di quel viso in modo che le sue dimensioni, il punto di vista e l’orientamento corrispondano ai volti archiviati in memoria, proprio come nei sistemi di riconoscimento facciale utilizzati da Facebook e Google – dice Brad Duchaine, coautore dello studio e professore di Scienze psicologiche e cerebrali del Dartmouth College – . Allineando il viso percepito con i volti archiviati in memoria è molto più facile per noi determinare se quel viso è lo stesso che abbiamo visto prima”. La ricerca ha inoltre permesso di comprendere che “le rappresentazioni di volti sono presenti in entrambi gli emisferi del cervello e che la metà destra e sinistra dei volti sono dissociabili”.