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Covid 19

Una persona su cinque ha già avuto la Covid: il caso della Svezia

I dati riferiti all’area metropolitana di Stoccolma indicano che un quinto dei donatori di sangue e delle donne in gravidanza ha contratto l’infezione nel primo anno di pandemia.
A cura di Valeria Aiello
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L’approccio adottato dalla Svezia nella prima ondata della pandemia di Covid-19, senza obbligo di indossare mascherine o lockdown totale, ha influito sulla diffusione del coronavirus nella popolazione. Il prezzo pagato dagli anziani e dai soggetti più fragili ha sollevato non poche critiche da parte della comunità scientifica che, oltre all’eccesso di mortalità registrato nel 2020, ha fornito una stima della trasmissione virale nella popolazione. I dati suggeriscono che circa un quinto degli adulti che risiedono nell’area metropolitana di Stoccolma ha già contratto l’infezione al febbraio 2021.

Una persona su cinque ha già avuto la Covid

Il calcolo, pubblicato sul Journal of Internal Medicine, si basa sull’analisi della risposta anticorpale al coronavirus rilevata nel sangue di 2.600 donatori e 2.500 donne in gravidanza residenti a Stoccolma, indicando che – prima dell’introduzione della vaccinazione anti-Covid – il 19% delle persone ha avuto una forma sintomatica o asintomatica dell’infezione. “Quasi tutti i campioni risultati positivi al test sierologico (96%) hanno mostrato livelli di anticorpi neutralizzanti paragonabili a quelli indotti dai vaccini a mRNa – indicano gli autori dello studio – . Questo suggerisce che anche le infezioni più lievi generalmente forniscono un grado di protezione in caso di riesposizione al virus”.

L’indagine, coordinata dai ricercatori del Karolinska Institutet di Stoccolma, dimostra quanto il virus sia stato dilagante nella capitale svedese. Secondo l’autore corrispondente della ricerca, il professor Xaquin Castro Dopico del Dipartimento di Microbiologia, Tumori e Biologia Cellulare, la diffusione virale evidenzia “la necessità di ridurre la trasmissione per limitare l’evoluzione virale e prevenire ulteriori oneri sul sistema sanitario”.

I dati, concludono gli studiosi, dovrebbero suggerire l’adozione di approcci di salute pubblica e potrebbero aiutare a indirizzare i vaccini dove sono più efficaci, in considerazione “della potenziale endemicità e la continua evoluzione di Sars S-CoV-2 che possono alterare la natura dell’immunità protettiva (ad es. Possibile reinfezione con un ceppo diverso) e della conoscenza delle risposte anticorpali specifiche che dovrebbe essere utilizzata per coordinare in modo ottimale gli interventi vaccinali”.

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