Una pasticca di ecstasy può “ridurre l’ansia” negli adulti affetti da autismo
Uno dei principi attivi contenuti nell’ecstasy, in un prossimo futuro, potrebbe diventare la chiave per lo sviluppo di una nuova generazione di farmaci capaci di limitare gli effetti dell’autismo, perlomeno nei soggetti adulti. La molecola, nota in ambito medico con il nome Mdma (Metilendiossi-Metanfetamina), aiuterebbe i soggetti trattati ad essere più felici e a provare meno imbarazzo quando si trovano in presenza di estranei. L'ansia sociale, evidenziano gli scienziati della Stanford University e del Los Angeles Biomedical Research Institute, è “un problema comune, soprattutto negli adulti autistici che presentano sintomi lievi, e che dunque possono condurre una vita normale, esposti pertanto alle normali pressioni della quotidianità”.
Gli scienziati studiano la Mdma ormai da decenni. Tale molecola viene utilizzata persino per trattare il disturbo post traumatico da stress (Ptsd). Sebbene gli stessi autori si augurano che il principio attivo dell’estasi venga utilizzato soltanto in rari casi, gli effetti collaterali sembrano irrilevanti se confrontati ai benefici per i pazienti. In ogni caso, evidenziano gli esperti, la molecola potrà essere somministrata soltanto in ambito clinico controllato.
Una pasticca provoca gli stessi effetti dell'Alzheimer. All’utilizzo dell’ecstasy, anche di una singola pasticca, sono tuttavia ricollegabili effetti devastanti. Secondo una recentissima ricerca italiana, condotta nei laboratori dell'Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed di Pozzilli (Isernia) da un team coordinato dalla dottoressa Carla Busceti, una singola pasticca sarebbe sufficiente a provocare gli stessi effetti dell'Alzheimer, danneggiando la capacità di apprendimento e la memoria.
Gli effetti sono “transitori e reversibili”. I soggetti che facevano uso di questa droga semisintetica mostrano segni di deficit cognitivo. L'ecstasy, derivato chimico della metanfetamina, modifica le proteine che fanno parte dello scheletro delle cellule dell'ippocampo dando origine a dei veri e propri “grovigli” intracellulari simili a quelli presenti nel cervello di persone affette da Alzheimer. Gli effetti, ha precisato la dottoressa, sono “transitori e reversibili” nel caso in cui si assuma una sola pasticca, ma non è chiaro cosa possa accadere nel caso in cui un soggetto assuma tale droga periodicamente.