Un test ultrasensibile rivela come il vaccino anti-Covid attiva la risposta immunitaria
Un test ultrasensibile chiamato Simoa, acronimo inglese di Single Molecule Array, ha permesso a un team di ricercatori del Brigham and Women's Hospital di Boston di osservare nel dettaglio come i vaccini anti-Covid attivano la risposta immunitaria. La tecnica, che rispetto ai test standard consente di rilevare e quantificare concentrazioni di molecole dell’ordine dei femtogrammi (fg/ml), è stata utilizzata per analizzare una serie di campioni di sangue prelevati da 13 persone che hanno ricevuto due dosi del vaccino a mRNA di Moderna (mRNA-1273) e, in particolare, di misurare i livelli di proteina Spike e subunità S1 in diversi momenti dopo la somministrazione dalla prima e della seconda dose.
I risultati delle analisi, riportate nel dettaglio sulla rivista Clinical Infectious Diseases, hanno indicato che già dopo un giorno dalla vaccinazione 11 persone su 13 presentavano un livello rilevabile di S1 che che la concentrazione di questa proteina ha raggiunto il picco in media dopo cinque giorni dalla prima dose. In tutti i partecipanti allo studio, questo livello è poi diminuito, fino a diventare non più rilevabile entro il 14° giorno. La proteina Spike, invece, è stata rilevata in 3 persone su 13 in media dopo 15 giorni dalla prima dose e, dopo la seconda, nessuna subunità S1 o proteina Spike è più risultata rilevabile.
Parallelamente, il team di ricerca ha analizzato anche il livello di anticorpi indotto dalla vaccinazione e mostrato che la risposta immunitaria è aumentata dopo che le proteine virali sono state prodotte. L’aumento gli anticorpi era correlato all’eliminazione della proteine virali nel sangue, presenti in concentrazioni estremamente bassi e poi non più rilevabili una volta presenti gli anticorpi. “Abbiamo osservato che gli anticorpi che prendono di mira le proteine Spike e S1 vengono generati già 1-2 giorni dopo la rilevazione di S1 circolante, seguiti dalla clearance delle proteine – hanno indicato gli studiosi – . Vediamo inoltre che la seconda dose non produce proteine circolanti ma fornisce un ulteriore aumento dei livelli di anticorpi”.
“Grazie a questo metodo ultra-sensibile, siamo in grado di confermare che il vaccino mRNA funziona come previsto, alimentando la risposta immunitaria dell’organismo – ha commentato l’autore co-corrispondente dello studio, il professor David Walt del Dipartimento di Patologia del Brigham and Women’s Hospital – . Siamo stati in grado di rilevare livelli estremamente bassi di proteine virali e vedere che, non appena l’organismo inizia a produrre anticorpi, questi livelli sono diminuiti fino a diventare non rilevabili”.