Un tempo l’Antartide era una foresta pluviale con temperature simili a quelle dell’Italia
Non lontano dal Polo Sud, a più di mezzo miglio sotto l’oceano, in una regione che un tempo era ricoperta dai ghiacci, uno strato di antichi fossili racconta una storia sorprendente sul continente più freddo della Terra. Oggi, il Polo Sud registra temperature medie invernali di 25 °C sotto lo zero ma circa 90 milioni di anni fa, suggeriscono i fossili, era caldo come l’Italia e ospitava una vasta foresta pluviale. “Deve essere stato un periodo entusiasmante per l’Antartide” ha affermato a Vox Johann Klages dell’Alfred Wegener Institute di Bremerhaven (Germania), il geologo marino coordinatore dello studio che ha aiutato a riportare alla luce i fossili. “In pratica è stata l’ultima volta che l’intero continente è stato coperto da vegetazione e probabilmente anche da fauna selvatica, dinosauri e tutto il resto”.
In particolare, i sedimenti analizzati da Klages e colleghi hanno indicato “l’esistenza di un ambiente temperato di foresta pluviale di pianura, a una paleolatitudine di circa 82° S durante l’età Turoniano-Santoniaia (da 92 a 83 milioni di anni fa)” precisano i ricercatori che sulla rivista scientifica Nature hanno pubblicato i risultati della loro ricerca in un paper dal titolo “Temperate rainforests near the South Pole during peak Cretaceous warmth”.
Il Cretaceo medio, come si legge nell’abstract dello studio, rappresenta uno dei periodi più caldi degli ultimi 140 milioni di anni, caratterizzato da livelli di anidride carbonica atmosferica di circa 1.000 parti per milione (oggi siamo attorno alle 400 ppm). Tuttavia, a causa della quasi assenza di reperti geologici provenienti dalle regioni prossimali al sud del Circolo antartico, a lungo gli scienziati si sono chiesti se il ghiaccio polare potesse o meno esistere anche in tali condizioni ambientali.
Una risposta è arrivata almeno in parte dall’analisi dei fossili recuperati in una campagna di trivellazioni nel 2017. Uno, in particolare ha mostrato a presenza di un intreccio di radici fossili, un segno tangibile di quanto sia il clima polare dalla “superserra” del periodo Cretaceo e, forse, di quanto potrebbe cambiare di nuovo. Alla fine dello scorso anno, un altro team di ricerca ha annunciato di aver trovato tracce di carbone di 75 milioni di anni fa sull’isola di James Ross, a centinaia di miglia a sud dall’America meridionale. Sulla rivista Polar Research, i ricercatori hanno concluso che gli incendi del paleolitico, comuni nel resto del mondo preistorico, hanno bruciato anche la penisola antartica.
Ad ogni modo, le nuove prove di vita vegetale hanno permesso ai ricercatori di sapere come fosse il clima durante la “superserra” del Cretaceo vicino al Polo Sud. “Ed è questo ciò che in realtà abbiamo bisogno quando vogliamo conoscere la gravità di un particolare clima nel passato della Terra” ha aggiunto da Klages, suggerendo come le conclusioni di questo studio possano essere di aiuto per comprendere se quanto già accaduto possa ripetersi.
“Il problema in Antartide è, in questo momento, la calotta glaciale. Il particolare sito in cui abbiamo perforato è stato coperto da ghiaccio per milioni di anni, ma poiché ci troviamo in un periodo interglaciale, il ghiaccio si è ritirato a un punto che ha reso possibile raggiungerlo e perforarlo – ha indicato Klages – . Per parlare del futuro, quello che dobbiamo fare e iniziare a imparare da ciò che il pianeta ha già attraversato nella sua storia: è l’unica possibilità che abbiamo: non si tratta di protezione ambientale, ma di salvaguardia della vita umana”.