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Un nuovo studio mostra come il coronavirus Sars-Cov-2 danneggia diversi altri organi

L’analisi in modelli murini di organi vitali come il cuore ha indicato la comparsa di variazioni nell’espressione genica e l’interruzione dei processi cellulari che portano alla produzione di energia: “Cambiamenti che possono essere responsabili delle morti per Covid-19”.
A cura di Valeria Aiello
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Cellule del muscolo cardiaco in un topo non infetto (a sinistra) e un topo infettato da SARS-CoV-2 (a destra), con i mitocondri visti in rosa.
Cellule del muscolo cardiaco in un topo non infetto (a sinistra) e un topo infettato da SARS-CoV-2 (a destra), con i mitocondri visti in rosa.

Durante la pandemia di Covid-19, diversi studi hanno indicato che, oltre ai polmoni, diversi altri organi vitali come reni, cuore e cervello possono essere coinvolti nell’infezione da coronavirus Sars-Cov-2. I ricercatori hanno dimostrato che alle manifestazioni cliniche extra-polmonari è associato un significativo aumento del tasso di mortalità nei pazienti Covid-19, anche se si sa ancora molto poco della patogenesi di tali complicanze.

Come il coronavirus danneggia diversi altri organi

A fare luce su come il virus colpisce gli altri organi è un team di scienziati dell’Università della California che ha analizzato la tossicità indotta dall’infezione in modelli murini. Nel dettaglio, i ricercatori hanno utilizzato topi di laboratorio che, mediante tecniche di ingegneria genetica, erano in grado di esprimere la versione umana della proteina ACE2, il recettore cellulare che il nuovo coronavirus sfrutta per legare le cellule e penetrare al loro interno per replicarsi. Questo ha permesso agli studiosi di ampliare in modo significativo le conoscenze sulle modifiche metaboliche determinate dal virus.

Entro sette giorni dall’infezione – spiegano nel lavoro pubblicato sulla rivista JCI Insighti topi hanno mostrato i segni della malattia, un’attività gravemente limitata e sono stati trovati rannicchiati in un angolo della gabbia” diversamente dai topi progettati in modo simile ma cui è stata risparmiata l’infezione. “Nello stesso lasso di tempo, i topi infetti hanno perso fino al 25% del loro peso corporeo a causa del ridotto consumo di cibo” aggiungono gli studiosi che hanno inoltre osservato danni alla milza, attività cardiaca e pressione sanguigna irregolari, oltre ad alterazioni del livello di cellule immunitarie, dunque manifestazioni simili a quelle dei casi umani di Covid-19.

L’analisi ha inoltre rivelato “cambiamenti nell’espressione genica in più tessuti e l’interruzione dei processi cellulari che producono energia”. Oltre a questi effetti, i topi infetti presentavano anche numerosi segni di modificazione epigenetica, cioè di cambiamenti adattativi operati dalle cellule che potrebbero spiegare le variazioni dell’espressione genica osservata in più organi. “Non è noto con certezza – dicono gli studiosi – ma l’impatto di queste variazioni potrebbe essere avvertito molto tempo dopo che l’infezione è stata sconfitta e, ipoteticamente parlando, potrebbe essere alla base dei sintomi a lungo termine sperimentati dai guariti”.

Sebbene restino da chiarire ancora i meccanismi fisiologici alla base di questi cambiamenti, i risultati suggeriscono un ruolo chiave alla variazione nell’espressione genica determinata da Sars-Cov-2. Secondo i ricercatori, tali cambiamenti “potrebbero potenzialmente verificarsi anche nelle persone che contraggono l’infezione, portando a variazioni persistenti dell’espressione genica nei tessuti infetti, anche in assenza di carica virale tissutale” e contribuendo alla tossicità sistemica e alla letalità nel COVID-19”.

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