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Un morto al giorno, il costo delle centrali a carbone

Il carbone non è un ricordo del nostro passato ma una realtà ancora ben radicata sul territorio, costata all’Italia 366 morti premature nel 2009, perdite economiche e danni ambientali e sanitari stimabili nell’ordine di 1.8 miliardi di euro. Il rapporto di Greenpeace sull’energia prodotta dal combustibile fossile.
A cura di Nadia Vitali
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un morto al giorno il costo delle centrali a carbone

C'è sempre stato, anche se non ne sente parlare tanto e anche se credevamo che fosse un ricordo da rivoluzione industriale, ormai sostituito (almeno in Occidente) da nuove fonti di energia: nel nostro Paese, e non solo naturalmente, sono molti gli impianti industriali che continuano a ricorrere al carbone nella produzione di energia elettrica. E i costi per l'Italia sono altissimi: una persona che muore prematuramente ogni giorno (dati del 2009) con danni economici, ambientali e sanitari stimabili nell'ordine di 1.8 miliardi di euro relativamente al medesimo anno. Questo quanto emergerebbe da un rapporto di recente pubblicazione curato da Greenpeace in cui è stata applicata la metodologia utilizzata dall'Agenzia Europea per l'Ambiente (EEA) per valutare le conseguenze delle emissioni nell'atmosfera degli stabilimenti di tutta Europa, ponendo dunque l'attenzione anche su quei costi "secondari" non immediatamente individuabili nella semplice bolletta ma conseguenti all'impatto ambientale: dunque le spese della sanità pubblica e degli ospedali, le giornate lavorative perse, le ripercussioni sull'agricoltura.

I costi aggregati di danni sanitari, economici e ambientali – Nel novembre 2011 l'EEA pubblicava i dati di uno studio sui costi sociali ed economici dovuti all'inquinamento dei principali stabilimenti d'Europa. Nella classifica dei venti impianti industriali responsabili della maggiore emissione nell'atmosfera di sostanze nocive, compariva un solo nome italiano: al diciottesimo posto, per la precisione, la centrale termoelettrica a carbone dell'Enel Federico II, a Brindisi, con i suoi costi aggregati stimati tra i 536 e i 707 milioni di euro, in riferimento al 2009. Partendo da questo dato, Greenpeace Italia ha deciso di ricorrere ai medesimi criteri di analisi dell'agenzia europea, estendendoli però a tutte le centrali di questo tipo presenti sul territorio italiano, commissionando uno studio all'istituto di ricerca indipendente e no profit SOMO.

I dati del 2009 per l'Italia: una morte prematura al giorno – I risultati delineano uno scenario assai preoccupante: «Le morti premature associabili alle emissioni della produzione elettrica con fonti fossili di Enel, per l'anno 2009, in Italia sono 460. I danni associabili a queste emissioni sono stimabili in quasi 2.4 miliardi di euro. La produzione termoelettrica da carbone costituisce una percentuale preponderante di questi totali: ad essa sono ascrivibili 366 morti premature (80%), per quell'anno, e danni per oltre 1.7 miliardi di euro (75%)», dati che potrebbero salire per il 2010 a causa della messa a regime dell'impianto di Civitavecchia. Sì perché, come sottolinea Greenpeace, la produzione di elettricità da combustibile fossile è aumentata ed aumenterà nel prossimo futuro, con la conversione dell'impianto di Porto Tolle. Senza entrare nel merito delle cifre, che logicamente sono state contestate dal gigante italiano dell'energia che ha considerato il rapporto come scientificamente inattendibile e scorretto oltre che diffamatorio, è difficile non notare con rammarico come la tendenza sia ancora una volta quella di fare affidamento sui combustibili fossili, continuando lungo una strada che si è già rivelata dannosa non solo per l'ambiente e per la salute ma soprattutto per l'economia nella sua totalità.

Energie alternative e sviluppi futuri – E come si colloca la produzione di energia da fonti alternative, che sembrerebbero l'unica speranza per un futuro ecosostenibile, in questo contesto? Si legge nel rapporto che «Per quanto riguarda le nuove tecnologie da fonti rinnovabili, i numeri della produzione elettrica di Enel su scala globale sono sostanzialmente trascurabili, approssimandosi allo zero in termini percentuali. Rappresentano circa il 5% a livello europeo e il 7% a livello italiano. Complessivamente lo sfruttamento delle risorse solari ed eoliche di Enel è estremamente ridotto». Tutto lascia immaginare una situazione di stallo in cui si guarda al passato più remoto, lanciando appena uno sguardo su tutte quelle tecnologie che potrebbero costituire la sola vera risorsa del momento: e questo ad un costo altissimo che potrebbe esser risparmiato, quello di una morte prematura al giorno per il nostro Paese e di oltre 1100 vittime all'anno in tutta l'Europa.

La prospettiva di una decarbonizzazione della produzione di energia è tecnicamente fattibile, ambientalmente desiderabile, socialmente utile ed economicamente convincente. Su questa strada si è del resto incamminata anche l'Unione Europea e diversi studi mostrano che uno scenario a emissioni zero nel settore elettrico è possibile senza ricorrere al nucleare.

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