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Covid 19

Un algoritmo prevede quali pazienti Covid-19 rischiano di sviluppare danno renale acuto

Lo hanno messo a punto i ricercatori della Icahn School of Medicine del Mount Sinai Health System di New York ed è in grado di calcolare, sulla base di alcuni indicatori clinici e diagnostici, la probabilità di sviluppare insufficienza renale acuta che richiederà dialisi.
A cura di Valeria Aiello
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L’intelligenza artificiale può aiutare i medici a prevedere quali pazienti con Covid-19 rischiano di sviluppare danno renale acuto che richiederà dialisi. Si tratta di una piattaforma di apprendimento in grado di calcolare, sulla base di una serie di indicatori clinici e diagnostici, la probabilità che il virus possa danneggiare i reni, consentendo un intervento tempestivo e mirato al momento del ricovero.

Diversi studi hanno indicato che l’infezione da Sars-Cov-2 può danneggiare, in modo diretto e indiretto, non solo i polmoni ma molti altri organi. Già nel periodo pandemico di febbraio-aprile, è emerso che l’elenco dei danni provocati da Covid-19 è più vario di quanto i medici si aspettassero, con meccanismi e conseguenze diverse. Uno studio cinese ha evidenziato che circa la metà delle persone ricoverate con Covid-19 può presentare segni di danno renale, con il 14-30% dei pazienti ricoverati in rianimazione che ha mostrato un deterioramento della funzione renale tale da richiedere un trattamento emodialitico.

Il nuovo algoritmo, messo a punto dai ricercatori della Icahn School of Medicine del Mount Sinai Health System di New York, verrà presentato durate l’ASN Kidney Week 2020 Reimagined, il meeting annuale dell’American Society of Nefrology che, a causa della pandemia, si terrà online dal 19 al 25 ottobre. L’applicazione, spiegano i ricercatori, ha dimostrato un’elevata accuratezza nel prevedere il danno renale acuto che richiederà dialisi. Il calcolo ha incluso informazioni legate ai livelli ematici di creatinina e potassio, età dei pazienti e segni vitali come la frequenza cardiaca e la saturazione di ossigeno. Queste informazioni sono state ottenute utilizzando i dati di oltre 3mila pazienti ospedalizzati registrati entro le prime 48 ore dal ricovero.

Il modello di apprendimento automatico – ha dichiarato la coautrice dello studio Lili Chan – ha mostrato buone prestazioni nella previsione della necessità di dialisi. Modelli come questo sono potenzialmente utili per la distribuzione delle risorse e comprendere i rischi sanitari durante i futuri picchi di Covid-19”. L’obiettivo dei ricercatori è quello di identificare in anticipo le persone più fragili tra i pazienti con i primi sintomi della malattia. “Siamo in procinto di implementare questo modello nei nostri sistemi sanitari – ha aggiunto Chan – . L’introduzione aiuterà i medici a curare meglio i loro pazienti”.

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