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Covid 19

Tutte le buone e le cattive notizie sulla variante Omicron che conosciamo fino ad oggi

Il mondo intero è preoccupato dalla diffusione della variante Omicron, tuttavia non ci sono solo cattive notizie. Ecco tutto ciò che sappiamo sul nuovo ceppo.
A cura di Andrea Centini
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Particelle virali del coronavirus SARS-CoV-2 su cellula umana. Credit: NIAID
Particelle virali del coronavirus SARS-CoV-2 su cellula umana. Credit: NIAID
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Uno degli scenari più ottimistici della pandemia di COVID-19 ipotizzava che nella stagione fredda a cavallo tra il 2021 e il 2022 si sarebbe verificato l'ultimo colpo di coda del coronavirus SARS-CoV-2, prima della “trasformazione” in patogeno endemico, che avrebbe sancito il definitivo passaggio alla nuova normalità legata alla convivenza col virus. Tuttavia, l'emersione della variante Omicron (B.1.1.529) "super mutata" in Sudafrica ha completamente sparigliato le carte in tavola, alimentando nuove preoccupazioni dopo quasi due anni di strenua lotta e sacrifici. A causa dell'incredibile numero di mutazioni (oltre 30) localizzate sulla proteina S o Spike, la nuova variante di preoccupazione (VOC) non solo risulterebbe sensibilmente più contagiosa dei ceppi che l'hanno preceduta, ma soprattutto in grado di eludere le difese immunitarie, sia quelle indotte da una precedente infezione naturale che quelle derivate dalla vaccinazione. Ma fortunatamente non ci sono solo cattive notizie, dato che ad esempio sembra che la nuova variante determini sintomi lievi, forse dopo aver acquisito un "pezzo" di coronavirus del raffreddore. Va tenuto presente che i dati sono relativi a studi preliminari e dunque si attendono tutte le conferme del caso, tuttavia è già possibile avere un'idea sulle caratteristiche “buone” e “cattive” della variante Omicron. Le ha elencate su Twitter lo scienziato Eric Topol, professore di medicina molecolare, specialista in cardiologia e direttore – oltre che fondatore – dell'autorevole Scripps Research Translational Institute di La Jolla, negli Stati Uniti.

Trasmissione

La buona notizia relativa alla contagiosità della variante Omicron risiede nel fatto che sappiamo già come difenderci; ad esempio indossando le mascherine (in particolar modo quelle di uso sanitario, come le chirurgiche e le FFP2), mantenendo il distanziamento fisico/sociale, ventilando gli ambienti e utilizzando buoni sistemi di filtrazione dell'aria. Va curata anche l'igiene delle mani con un gel idroalcolico o con acqua e sapone. Le cattive notizie sul fronte della trasmissibilità, spiega il professor Topol, risiedono nel fatto che i casi raddoppiano ogni 2-3 giorni e che rispetto alla variante Delta la trasmissione nei contatti domestici è tre volte superiore. Ricordiamo comunque che questi dati derivano principalmente da indagini epidemiologiche condotte in Sudafrica, dove è vaccinato solo il 7,5 percento della popolazione. Tuttavia va anche sottolineato che la variante Omicron si sta diffondendo a una velocità mostruosa anche nel Regno Unito, dove la popolazione completamente vaccinata è il 69,5 percento. Secondo un'analisi preliminare la variante Omicron potrebbe essere fino al 500 percento più contagiosa rispetto al ceppo originale di Wuhan del coronavirus SARS-CoV-2.

Efficacia del vaccino Pfizer

Tra i vaccini anti Covid più utilizzati al mondo vi è il Comirnaty a mRNA (RNA messaggero) sviluppato dal colosso farmaceutico Pfizer in collaborazione con la società di biotecnologie tedesca BioNTech. Non c'è da stupirsi che i primi studi relativi alla protezione dalla variante Omicron riguardino proprio questo vaccino. La buona notizia è che secondo verifiche preliminari l'efficacia del vaccino di Pfizer con un richiamo o booster (la terza dose) è di circa il 75 percento contro l'infezione sintomatica provocata dal nuovo ceppo del patogeno. La cattiva notizia, scrive il professor Topol nel suo “cinguettio”, è che con le sole due dosi di base l'efficacia del farmaco scende a circa il 35 percento, mentre contro la variante Delta era del 95 percento.

Gravità della malattia / virulenza

Dalle prime indagini epidemiologiche sembra che i sintomi innescati dalla variante Omicron siano più deboli di quelli scatenati dalle altre varianti, pertanto risultano molte meno ospedalizzazioni rispetto alle altre varianti in proporzione al numero dei contagiati. È indubbiamente un'ottima notizia, ciò nonostante, spiega lo scienziato americano, va tenuto presente che a un grandissimo numero di contagiati possono corrispondere elevati numeri assoluti di casi gravi. In altri termini, la pressione sui sistemi sanitari può essere severa a causa del grandissimo numero di positivi, come spiegato anche dal professor Enrico Bucci.

Fuga immunitaria

La capacità della variante Omicron di eludere le difese immunitarie innescate dal vaccino è sensibilmente attenuata dalla terza dose. Anche questa è un'ottima notizia, considerando che ci troviamo nel pieno della campagna vaccinale per offrire i richiami. Ciò nonostante, l'efficacia dei vaccini risulta comunque ridotta, così come quella degli anticorpi monoclonali, come evidenziato da vari studi condotti in Sudafrica, Svezia e Germania. Questi elementi rappresentano un “driver” di rapida diffusione, spiega il professor Topol.

Rischio di reinfezione

Una buona notizia sul rischio di reinfezione da variante Omicron è che aver avuto la COVID-19 ed essere vaccinati offre una notevole protezione, ciò nonostante il ceppo emerso in Sudafrica presenta un rischio di reinfezione almeno 2,5 volte superiore rispetto a quello delle varianti precedenti. I dati dal Regno Unito indicato addirittura una probabilità di reinfezione dalle 3 alle 8 volte superiore della variante Delta, conclude il professor Topol.

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