Tumori, le radiazioni bloccano le metastasi al cervello: nuova frontiera italiana delle terapie
I ricercatori italiani sono riusciti a dimostrare l’efficacia di una nuova tecnica hi-tech e innovativa che è in grado di bombardare con potenti radiazioni le piccole lesioni tumorali attaccando contemporaneamente molte metastasi cerebrali e, di conseguenza, bloccandone la progressione. Lo studio, intitolato “First experience and clinical results using a new non-coplanar mono-isocenter technique (HyperArc™) for Linac-based VMAT radiosurgery in brain metastases”, è stato pubblicato sulla rivista Journal of Cancer Research and Clinical Oncology, vediamo i dettagli.
Italia all’avanguardia. Lo studio è firmato da Filippo Alongi, dell’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria Negar e dell’Università di Brescia, e ha preso in analisi gli effetti della radiochirurgia o della radioterapia stereotassica frazionata che consiste in una tecnica radioterapia che permette l’irradiazione delle lesioni tumorali di piccole dimensioni con un’elevata dose di radiazioni. Si tratta di una tecnica che in questi ultimi anni è stata utilizzata al posto della radioterapia convenzionale, ma che, fino ad oggi, necessitava di numerose seduto e il rischio era la dilatazione della cura.
Perché è così potente. Grazie ad un nuovo software, la tecnica sperimentata da Alongi permette di trattare nello stesso momento fino a dieci metastasi cerebrali.
Lo studio. Gli esperti hanno testato tra l’agosto 2017 e il maggio 2018 le potenzialità di questa tecnica su 64 pazienti con un totale di 381 metastasi encefaliche. Grazie alla radiochirurgia, due mesi dopo l’esperimento, nel 99% dei casi è stato possibile registrare un arresto della progressione e una remissione parziale o completa di ogni metastasi trattata, il tutto senza effetti collaterali significativi.
Conclusioni. “Questa metodica permette di colpire in una unica seduta di tre minuti fino a dieci metastasi intracraniche contemporaneamente, in modo non invasivo, senza anestesia o bisturi”, spiega Alongi che conclude “Stiamo continuando il follow-up dei pazienti per capire quanto a lungo nel tempo questo risultato positivo possa essere garantito rispetto alle tecniche convenzionali”.