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Trapianto di rene cross-over da cadavere per la prima volta al mondo: accade in Italia

Un’equipe di medici dell’Azienda Ospedaliera di Padova ha eseguito il primo trapianto di rene al mondo in modalità ‘cross over’ partendo da un donatore deceduto.
A cura di Andrea Centini
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Per la prima volta nella storia dei trapianti di rene in Italia è stato eseguito un intervento in modalità ‘cross over' partendo da un donatore cadavere e non da uno vivente, come sempre avvenuto sino ad oggi. Questa tipologia di trapianto è stata ideata per soddisfare le esigenze delle coppie in cui marito o moglie (ma anche fratello o genitore) sono incompatibili col proprio congiunto bisognoso di un rene, rendendo inattuabile la donazione dell'organo; così si cerca un'altra coppia nella stessa situazione di incompatibilità e si incrociano i donatori con i riceventi – da qui il nome ‘cross over' – con la massima soddisfazione di tutti.

Come specificato, questa procedura è stata sempre avviata da donatore vivente in tutto il mondo, ma l'equipe del centro trapianti di rene dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova, guidata dal professor Paolo Rigotti, ha innescato il cross over partendo da un donatore cadavere. Nel caso specifico un paziente iperimmunizzato – cioè con un altissimo livello di anticorpi – ha ricevuto il rene da un uomo deceduto e la moglie che avrebbe voluto donargli l'organo è stata operata per il trapianto a un'altra persona.

I vantaggi di una catena avviata da donatore cadavere sono stati sottolineati dal professor Rigotti: “considerando che il numero dei donatori deceduti allocati presso un centro trapianti è nettamente superiore alla disponibilità dei donatori da vivente – ha dichiarato lo specialista – questo consentirà di aumentare il pool di potenziali donatori compatibili da utilizzare per l’avvio di un numero maggiore di catene che coinvolgano coppie incompatibili e pazienti difficilmente trapiantabili”. Le catene di trapianti sono una delle eccellenze sanitarie nel nostro Paese e talvolta vengono avviate dai cosiddetti donatori samaritani, cioè coloro che decidono di donare un proprio rene – l'unico organo prelevabile per tale procedura – alla collettività, senza pretendere o ricevere nulla in cambio per il proprio altruistico gesto.

Poiché le tempistiche nei trapianti sono fondamentali, per organizzare una catena è necessaria un'attentissima pianificazione logistica degli interventi. Per quello appena eseguito a Padova si è partiti dal progetto presentato dalla dottoressa Lucrezia Furian durante gli Stati generali della Rete trapianti. Il pionieristico trapianto è stato eseguito in collaborazione con il laboratorio del centro interregionale di immunogenetica NIT di Milano e il laboratorio regionale di immunogenetica dell’Ospedale di Camposampiero, con il supporto del Centro Nazionale Trapianti e del Coordinamento Regionale Trapianti del Veneto.

[Credit: Engin_Akyurt]

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