Svolta nella cura del cancro al seno: una nuova tecnica riduce gli effetti collaterali della chemio
Una serie di studi, che hanno chiarito il ruolo di alcuni geni e della loro espressione nel carcinoma mammario, ha portato alla comprensione della malattia e delle componenti che provocano la progressione di questo tipo di tumore. Una nuova ricerca, in particolare, ha esaminato nel dettaglio un complesso proteico, TRanscription–EXport-2 (TREX-2), costituito da diverse proteine, tra cui DSS1, la cui sovraespressione è risultata correlata alla progressione della neoplasia nelle donne con carcinoma mammario associato a mutazioni dei geni oncosoppressori BRCA2. Questa deduzione, cui è giunto un team di ricerca internazionale che ha visto la collaborazione di studiosi di Giappone e Stati Uniti, ha spinto i ricercatori ad esaminare come la modulazione di questa proteina potesse determinare una diversa sensibilità delle cellule del cancro al seno alla chemioterapia.
L’analisi, pubblicata nel dettaglio sulla rivista Laboratory Investigation, ha messo in luce come una specifica tecnica, chiamata deplezione e, in questa indagine, volta alla diminuzione dei livelli di DSS1, abbia reso le cellule del cancro al seno più sensibili a due farmaci antitumorali impiegati nella terapia standard, la doxorubicina (DXT) e la pentostatina (PTX), indipendentemente dalle mutazioni a livello di BRCA2. Al contrario, un alto livello di DSS1 ha reso le cellule del cancro al seno resistenti a questi due agenti terapeutici.
Questo risultato, evidenziano gli autori dello studio che hanno testato la tecnica attraverso analisi in vitro su linee cellulari di carcinoma mammario, segna una svolta nella ricerca delle opzioni di trattamento del cancro al seno, aprendo la strada a strategie terapeutiche di modulazione di DSS1 che potranno contribuire allo sviluppo di nuovi approcci chemioterapici più efficaci e con minori effetti collaterali.
“Le forti reazioni avverse delle terapie antitumorali si aggiungono alla sofferenza delle pazienti e complicano le modalità di trattamento – ha affermato Kazuhiko Kuwahara della Fujita Health University School of Medicine di Toyoake e autore corrispondente dello studio – . La nostra ricerca suggerisce che la riduzione dei livelli di proteina DSS1 dalle cellule del cancro al seno può rendere le cellule chemiosensibili, cioè più reattive a dosi più basse di farmaci antitumorali, il che significa che le possibilità di effetti collaterali indotti dai farmaci nei pazienti con cancro al seno risulteranno minori con questo tipo di tecnica”.