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Studio su modelli animali accelera lo sviluppo di farmaci e vaccini Covid: i risultati su Nature

L’analisi della risposta all’infezione da coronavirus Sars-Cov-2 in macachi rhesus, babbuini e uistiti ha permesso di comprendere lo sviluppo della malattia e valutare l’efficacia dei candidati vaccini e le terapie antivirali in fase di sviluppo.
A cura di Valeria Aiello
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Lo studio dell’infezione da coronavirus Sars-Cov-2 in modelli animali si è rivelata indispensabile per la comprensione della malattia causata dal nuovo ceppo virale e permettere lo sviluppo di farmaci e vaccini. I risultati, inizialmente disponibili online su BioRxiv, sono stati sottoposti a revisione paritaria e pubblicati sulla rivista Nature Microbiology dagli scienziati del Texas Biomedical Research Institute (Texas Biomed) e del Southwest National Primate Research Center (SNPRC) a conferma della validità scientifica del loro lavoro e del consenso attorno alle tematiche di verifica sperimentale. Nel dettaglio, lo studio ha valutato l’infezione da coronavirus in tre specie di primati, i macachi rhesus, i babbuini e gli uistiti, analizzando inoltre i segni clinici della malattia in animali di età differenti per determinare la loro diversa suscettibilità al virus.

Nel corso dello studio, i modelli di macaco e babbuino si sono rivelati i più promettenti, portando i ricercatori ad indicare i macachi di grande importanza nello sviluppo dei vaccini e i babbini di particolare interesse riguardo allo studio della malattia e alla valutazione di terapie antivirali e del ruolo delle comorbilità, come la comprensione della relazione tra Covid-19 e diabete oppure Covid-19 e malattie cardiache. “Grazie al supporto della nostra comunità, Texas Biomed è stata in grado di lanciare e completare lo studio su modelli animali più completo fino ad oggi (giugno 2020), fornendo agli scienziati una maggiore comprensione della risposta immunitaria nei confronti di Sars-CoV-2 e identificando di fatto due possibili modelli animali per aiutare lo sviluppo di vaccini e farmaci anti-Covid – ha affermato Larry Schlesinger, e Ceo di Texas Biomed – . La velocità e la completezza con cui questo team di ricercatori ha operato per eseguire questo studio è stata a dir poco eroica”.

Grazie allo studio, è stato possibile comprendere quali sono i segni di infezione virale acuta che indicano l’insorgenza della polmonite nonché lo sviluppo della risposta immunitaria in grado di neutralizzare l’infezione. “Tipi di cellule mieloidi (fagociti) si spostano dal sangue ai polmoni e secernono alti livelli di interferoni di tipo I, citochine o proteine che inviano i messaggi chimici necessari per il controllo dei virus in generale e dei coronavirus in particolare – spiegano gli studiosi – . La presenza di questi fagociti specializzati corrispondeva a una diminuzione delle quantità misurabili di virus e parametri di malattia” .

Questo studio è stato anche il primo a indicare che l’infezione da Sars-CoV-2 altera specificamente le cellule linfoidi (cellule T) nel polmone, generando una risposta immunitaria forte e molto specifica nel macaco in grado di eliminare il virus. Una scoperta che ha sottolineato come lo studio delle infezioni in modelli animali, e in particolare di quella dovuta al nuovo coronavirus, sia di fondamentale importanza non solo per comprendere le caratteristiche della risposta immunitaria nei confronti del patogeno ma soprattutto per aiutare lo sviluppo di terapie che possano fornire una risposta simile, nonché valutare la sicurezza e l’efficacia dei vaccini, che richiedono una specifica risposta immunitaria per essere efficaci.

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