Spazio 2012: le sfide astronautiche del nuovo anno
C’è crisi anche nel mondo aerospaziale. Nel corso del 2011 la crisi economica internazionale ha costretto le grandi agenzie spaziali a fare sacrifici, chiudendo il grande programma Shuttle in America e congelando altre missioni da tempo pianificate, come quella congiunta ESA-NASA per Marte, ExoMars. Ma, nonostante le difficoltà, il 2012 sarà comunque un anno di successi, grazie soprattutto al fatto che nel settore aerospaziale niente succede dall’oggi al domani: i successi di domani sono infatti il frutto di anni se non decenni di faticoso lavoro di squadra.
Vega, la porta d'accesso dell'Italia allo spazio
Il primo grande evento dell’anno riguarderà proprio l’Italia. Agli inizi di febbraio, dallo spazioporto di Kourou nella Guyana francese, verrà lanciato per la prima volta il Vega. Nome fantascientifico che è anche acronimo di Vettore Europeo di Generazione Avanzata, e che costituisce il terzo lanciatore della famiglia di vettori spaziali dell’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea. I lanciatori sono i “razzi” che mandano in orbita i satelliti: l’Europa dispone già del potente Ariane V e, da pochi mesi, di una versione modificata del Soyuz, lo storico lanciatore russo capace di mandare in orbita anche astronauti. Vega è il più piccolo della famiglia, anche per dimensioni. Alto 30 metri, è pensato per mettere in orbita (fino a 700 km di altitudine) piccoli satelliti, potendo ospitare un carico fino a 1500 kg. Un’esigenza sempre più rilevante nell’ambito dell’accesso commerciale allo spazio, dal momento che anche nuovi paesi – privi di propri lanciatori – hanno iniziato a realizzare piccoli satelliti e cercano vettori capaci di mandarli nello spazio. L’ESA ora offrirà, con Vega, una soluzione affidabile ed economica per le esigenze di questi produttori di satelliti.
Realizzato con il contributo maggioritario dell’Italia, che ha coperto il 65% dei costi e ha costruito il vettore negli stabilimenti romani di Avio e della compagnia collaterale ELV (European Launch Vehicle) messa su con il supporto dell’Agenzia spaziale italiana, dando lavoro a centinaia di tecnici nostrani, Vega dimostra la capacità dell’Italia di poter accedere autonomamente allo spazio, senza dover passare per la Francia o gli Stati Uniti per mettere in orbita i suoi satelliti. Certo, Vega è stato realizzato nell’ambito dell’ESA, e sarà usato per gli scopi dell’Agenzia europea. Ma non va dimenticato che il suo primo obiettivo è proprio quello di dimostrare ai nostri partner europei che l’Italia – terzo paese ad avere un satellite in orbita dopo USA e URSS – non è seconda a nessuno nel settore spaziale.
L'anno dei privati nello spazio
E a Kourou è arrivato anche Edoardo Amaldi. Non lui in persona, dato che il grande fisico italiano, collega di Fermi e Segrè, tra i padri dell’astronautica italiana, è morto nel 1989. Ma il cargo automatico che porta il suo nome. Il terzo della serie ATV (Automated Transfer Vehicle) ha il compito, come i precedenti, di rifornire la Stazione Spaziale Internazionale di viveri, acqua, ossigeno e strumentazioni scientifiche. Costruito nei laboratori Thales Alenia Space di Torino, volerà a marzo con guida completamente automatica. Un altro importante risultato per l’Italia, ma gli astronauti della Stazione Spaziale sono in realtà emozionati per un altro cargo automatico che dovrebbe attraccare un mese prima. A febbraio, infatti, se tutto andrà bene, assisteremo a un evento che farà la storia dell’accesso privato allo spazio. L’ambiziosa compagnia americana SpaceX, che ha già realizzato con successo voli suborbitali automatici, lancerà un veicolo automatico capace di raggiungere e attraccare la Stazione Spaziale il 7 febbraio. Battezzato “Dragon”, rappresenta il più tangibile risultato dagli enormi passi avanti fatti dalle compagnie spaziali private negli Stati Uniti da quando il presidente Obama ha avviato la nuova politica per lo spazio volta a finanziare la capacità dei privati nel settore, per ridurre in prospettiva le spese sostenute annualmente dalla NASA.
Dal canto suo, il principale competitor di SpaceX, la Virgin Galactic, promette di avviare il turismo spaziale in grande stile entro Natale. Dopo aver inaugurato il primo spazioporto privato nel New Mexico, la Virgin Galactic lancerà i primi turisti entro la fine dell’anno. Niente Luna o orbita alta, per il momento: i viaggiatori si dovranno accontentare di cinque minuti di volo in assenza di gravità. Ma nonostante i prezzi esosi, le prenotazioni hanno già sfiorato quota 500. La Virgin ha assicurato che entro il 2017, inoltre, i prezzi saranno calati al punto che un volo a gravità zero costerà quanto uno da New York a Los Angeles.
La Cina si avvicina
L’altra grande sfida dell’anno sarà, ancora una volta, quella della Cina. Il gigante asiatico ha lanciato il suo programma spaziale da pochi anni ma, come sempre, è riuscito in un attimo a coprire un gap tecnologico di oltre cinquant’anni. Alla fine del 2011, i cinesi hanno messo in orbita e agganciato tra loro in modo automatico i primi due moduli abitabili di una rudimentale stazione spaziale. Il Tiangong-1 (“Palazzo del Paradiso”) non ha la sofisticatezza della Mir sovietica o ancora meglio della Stazione Spaziale Internazionale, e ricorda piuttosto i primi moduli abitabili americani – gli Skylab – e russi (le Salyut). Ma è solo il primo passo, che porterà la Cina nel 2020 adotarsi di un grande stazione modulare come la ISS.
La stazione spaziale sarà visitata quest’anno per la prima volta da due astronauti cinesi, o taikonauti, dimostrando al mondo intero che la Cina ha raggiunto la capacità di “abitare” l’orbita terrestre. Agli Stati Uniti la cosa non è andata certo giù facilmente. Non a caso, il Pentagono – che porta avanti propri programmi spaziali indipendentemente dalla NASA – sta perfezionando il suo X-37, una navicella automatica altamente tecnologica e versatile, che potrebbe “ronzare” con facilità intorno al Tiangong-1 e spiare le attività dei cinesi in orbita.
Curiosity su Marte
Infine, sul più stimolante versante dell’esplorazione spaziale, il 2012 sarà anche l’anno del grande ritorno su Marte. Ad agosto atterrerà infatti sul pianeta rosso il rover Curiosity, quarto della famiglia di rover marziani realizzati dalla NASA dopo Sojourney (1997) e i due gemelli Spirit e Opportunity (2004), l’ultimo dei quali è ancora in giro sulla superficie marziana a dispetto degli ormai otto anni di vita. Ma Curiosity è molto più grosso dei suoi predecessori, con dimensioni simili a quelle di una piccola automobile. Una tecnologia così sofisticata e costosa non fa dormire sonni tranquilli agli ingegneri della NASA, in vista del prossimo atterraggio. Marte, si sa, non è un obiettivo facile. Tante sonde si sono schiantate sulla sua superficie o sono andate perse, come il Beagle 2 dell’Agenzia spaziale europea. Un paio di mesi fa, la Russia ha inoltre visto sfumare i suoi sogni di rilanciare il programma marziano, con la perdita in orbita intorno alla Terra della sonda Phobos-Grunt che avrebbe dovuto raggiungere una delle due piccole lune di Marte. La sonda, fuori controllo, precipiterà sulla Terra tra qualche giorno. Curiosity cercherà di sciogliere in via definitiva il mistero della vita su Marte: potrà perforare la crosta del pianeta per diversi metri, allo scopo di verificare la presenza di acqua nel sottosuolo e di microrganismi, vivi o fossili. Dovrà anche dimostrare alla NASA l’effettiva capacità del pianeta di ospitare in futuro la vita, quando – tra molti anni – sarà possibile inviare una missione umana e realizzare una prima colonia abitata. Un obiettivo ambizioso che necessita di molti, moltissimi piccoli passi.
Di questo e di mille altre cose si discuterà nel corso dell’annuale International Astronautical Congress, il cosiddetto Expo dello Spazio che ogni anno riunisce i responsabili delle grandi agenzie e delle compagnie aerospaziali mondiali, scienziati, esperti e appassionati del settore. Quest’anno l’Expo torna in Italia, a Napoli, nei primi giorni di ottobre. Un grande evento che sarà aperto a tutti, con conferenze, dibattiti, eventi speciali in tutta la città. Un’occasione importante per dimostrare che lo spazio non è poi così lontano.