Scrivere subito agli amici quando hai bisogno di aiuto ti rende più ansioso
Chiedere sempre aiuto agli amici rende più ansiosi e ci fa sentire insicuri. Questo è ciò che sostiene la psicologa Danielle Einstein su The Conversation che ci spiega come mai le applicazioni di messaggistica che tutti noi utilizziamo con lo smartphone siano in un certo senso un pericolo per la nostra autostima. Ma andiamo per punti.
Caro amico ti scrivo. Al giorno d'oggi siamo abituati ad essere in costante contatto con le persone con cui siamo amiche, con la nostra famiglia e con i fidanzati o le fidanzate, così come il nostro presente è caratterizzato dalla condivisione quasi istantanea di ciò che facciamo attraverso i social network: questa continua connessione con il mondo (se così possiamo chiamarlo) implica spesso che quando ci succede qualcosa sentiamo il bisogno di dirlo, ad esempio se viviamo un momento di sconforto o una difficoltà istintivamente chiediamo aiuto alle persone a cui siamo più legate nella speranza di ottenere da loro conforto o una soluzione al nostro problema. Il telefono è diventato insomma una specie di mezzo con cui raggiungere chi può ‘salvarci' dalla difficoltà: questo però non ha sempre effetti positivi sul nostro cervello.
Sconforto e resilienza. La psicologa Einstein spiega infatti che se queste richieste d'aiuto istintive via messaggi nell'immediato sembrano esserci utili, nel breve periodo incrementano in realtà il nostro stato d'ansia: come è possibile? Chiedere aiuto prima di provare a risolvere i problemi da soli ci fa concentrare troppo sulla difficoltà che dobbiamo affrontare ingigantendola e fa ‘sentire in colpa' quando ci rendiamo conto che avremmo potuto aiutarci da soli accrescendo la nostra resilienza.
L'incertezza fa bene alla salute mentale. L'incertezza, i problemi, le difficoltà sono ciò che permettono alle persone di mettersi alla prova: il senso di soddisfazione che si prova quando si riesce da soli ad uscire da una situazione complicata è infatti quello che accresce l'autostima e la sicurezza. L'utilizzo ‘compulsivo' (se così possiamo definirlo) del telefono ci impedisce in un certo senso di affrontare le questioni e rimette nelle mani di altri la soluzione: la psicologa spiega che invece proprio quando sentiamo la necessità di condividere con qualcuno un problema dovremmo fermarci e riflettere se questo davvero così grave da richiedere l'immediato intervento di un amico, così facendo riusciamo a distinguere ciò per cui ha senso chiedere aiuto e ciò che invece possiamo affrontare da soli. Questo non significa che non bisogna chiedere il sostegno degli amici, ma semmai che dobbiamo imparare quando sia il caso e quando invece ‘chi fa da sé fa per tre'.