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Scoperta la fiaba perduta di Hans Christian Andersen

Un’opera inedita, la prima scritta dall’autore de La Sirenetta quando era ancora un adolescente, è stata ritrovata da uno storico: il suo titolo è La Candela di Sego.
A cura di Nadia Vitali
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la candela di sego

Probabilmente è la più vecchia tra le fiabe scritte da Hans Christian Andersen di cui siamo in possesso: in ogni caso, La Candela di Sego, è un'opera giovanile che, pur presentandosi in una forma letteraria molto meno complessa rispetto alla produzione successiva, già mostra evidenti alcuni temi che sarebbero rimasti cari all'autore.

La sua scoperta è avvenuta nel mese di ottobre per mano di un esperto di storia locale, Esben Brage: tra gli scaffali dei Provincial Archives of Funen di Odense, città natale di Andersen, tra i volumi del ricco fondo della famiglia Plum, dal fondo di una piccola scatola sono venuti fuori alcuni fogli ingialliti. Un paio di mesi di analisi e valutazioni hanno portato gli esperti a riconoscere senza dubbio il manoscritto come opera di Andersen redatta tra il 1822 ed il 1826, ovvero quando l'autore era appena adolescente e pochi anni prima dei suoi esordi letterari.

«A Mme Bunkeflod dal suo devoto H.C. Andersen» si legge sulla pagina iniziale del testo. Destinataria della dedica era la vedova di un Pastore di Odense che l'autore conobbe quando era fanciullo e che, assai verosimilmente, frequentò servendosi anche dei testi della sua biblioteca. Andersen, in effetti, proveniva da una famiglia poverissima ed assai disagiata, trascorse un'infanzia nella miseria e fondamentali furono gli aiuti che ricevette in gioventù da benefattori che ne apprezzarono il talento (tra cui lo stesso Re di Danimarca) e lo aiutarono negli studi che, comunque, affrontò con molta fatica.

La nuova fiaba ritrovata si chiama La candela di Sego, (il sego era il grasso animale, in questo caso di provenienza ovina) il testo è stato presentato dal quotidiano danese Politiken. Affronta con grande semplicità i temi della bellezza interiore e della corruzione della mondanità in grado di attaccare e rendere infelice anche l'animo più puro: due argomenti che l'autore de Il Brutto Anatroccolo e di Scarpette Rosse non avrebbe dimenticato, anche quando sarebbe divenuto famoso nel suo Paese e all'estero, tradotto in tutta Europa, conosciuto ed amato dai bambini e dai grandi che non dimenticano le emozioni, spesso piuttosto oscure e misticheggianti, che la sua magica penna sapeva trasmettere.

The Tallow Candle – La Candela di Sego

Sfrigolava e sibilava mentre le fiamme avvampavano il calderone… Quella fu la culla della Candela di Sego e dalla culla venne fuori una candela perfetta; solida, di un bianco scintillante, sottile, era fatta in modo che chiunque la guardasse potesse credere nella promessa di un futuro brillante e radioso, promesse che chiunque la osservasse avrebbe creduto che sarebbero state mantenute e realizzate.

Una pecora – una bella pecorella – fu la madre della candela, mentre suo padre fu il recipiente usato per fonderla. La madre conferì alla candela un corpo bianco e lucido ed un barlume di vita, ma da suo padre ricevette in dono il desiderio ardente di fuochi fiammeggianti che le avrebbe attraversato le ossa e il midollo e che avrebbe brillato in lei per tutta la vita.

Così venne al mondo e crebbe; e con le migliori e più brillanti aspettative si gettò nel fiume dell'esistenza. Qui incontrò molte, molte strane creature con cui iniziò ad avere a che fare, avendo tanto desiderio di imparare qualcosa sulla vita – e probabilmente di trovare il posto al quale poteva essere adatta. Ma aveva troppa fiducia nel mondo, che si prendeva cura soltanto di sé e per niente della Candela di Sego. Un mondo che non aveva compreso il valore della candela e perciò la usava per il proprio vantaggio, tenendola nel modo sbagliato; dita nere che lasciavano macchie sempre più grandi sulla sua candida innocenza, che alla fine scomparve completamente, ricoperta dallo sporco di un mondo circostante che era diventato troppo vicino; troppo vicino perché la candela potesse sopportarlo, giacché esso era stato incapace di distinguere la sporcizia dalla purezza, sebbene la candela fosse rimasta pura e incontaminata al suo interno.

Falsi amici scoprirono di non poter afferrare la sua anima profonda e la gettarono via con rabbia, giudicandola inutile. Lo sporco guscio esteriore tenne tutti i buoni a distanza – spaventati com'erano di essere contagiati dal sudiciume e dalle macchie – e rimasero lontani.

Così stava la povera Candela di Sego, solitaria ed abbandonata, senza saper cosa fare. Rifiutata dai buoni, capì che era stata solo uno strumento per incoraggiare i malvagi. Si sentì così incredibilmente infelice poiché non aveva portato la sua vita verso un lieto fine – infatti forse aveva sporcato le parti migliori attorno a lei. Non riusciva a capire perché fosse stata creata o quale fosse il suo posto; perché era stata messa in questa terra – forse per finire rovinando sé stessa e gli altri.

Sempre di più e sempre più profondamente rifletteva – ma più valutava sé stessa, più cadeva nello sconforto, perché non riusciva a trovare niente di buono, nessuna sostanza reale, nessun obiettivo per l’esistenza che le era stata data in dono. Come se il mantello di sudiciume le avesse coperto gli occhi.

Ma poi incontrò una piccola fiamma, un acciarino. Egli conosceva la candela meglio di quanto la Candela di Sego conoscesse sé stessa. L'acciarino aveva una vista così chiara – dritta attraverso il guscio esteriore – e dentro trovò, così, tanta bontà. Si avvicinò con luminosa fiducia nella candela – l’accese e il suo cuore si sciolse.

La fiamma balzò, come la torcia trionfante di un matrimonio benedetto. La luce esplose luminosa e chiara tutto intorno, inondando la strada con la luce per quelli che le stavano attorno – i suoi veri amici – che ora erano in grado di vedere la verità nell'ardore della candela.

Il suo corpo, inoltre, era abbastanza forte da dare sostanza alle fiere fiamme. Una goccia dopo l’altra, come i semi di una nuova vita, il sego si scioglieva lungo la candela rotondo e pieno, coprendo le vecchie, sporche impronte.

Questi erano gli aspetti non solo esteriori, ma anche quelli spirituali, del matrimonio.

E allora la Candela di Sego trovò il giusto posto nella vita, dimostrando che era una vera candela e continuando a splendere per molti anni, rendendo felice sé e tutte le creature attorno ad essa

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