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Scoperta la causa del tumore ai polmoni nei non fumatori

Perché il tumore ai polmoni colpisce anche i non fumatori? E quali sono le cause della malattia in chi non ha mai toccato una sigaretta nella vita? Una risposta a queste domande arriva da uno studio guidato da una ricercatrice italiana che mostra, per la prima volta, quali mutazioni distinguono il cancro ai polmoni nei non fumatori.
A cura di Valeria Aiello
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Oltre 2 milioni di nuove diagnosi ogni anno, dal 10 al 20 percento in persone che non hanno mai fumato: il tumore ai polmoni è una malattia che purtroppo può colpire anche chi non ha mai toccato una sigaretta nella vita. In alcuni casi, ad aumentare il rischio di sviluppare questa neoplasia sono alcuni fattori di rischio ambientale, come come il fumo passivo, l’inquinamento atmosferico e l’esposizione al gas radon, ma non sempre questi fattori sono associati al tumore polmonare in chi non ha mai fumato. Una nuova indagine pubblicata sulla rivista Nature Genetics ha però chiarito le caratteristiche del tumore nei non fumatori, rivelando che la malattia di chi non ha mai fumato, anche se esposto al fumo passivo, è geneticamente diversa da quella dei fumatori.

Lo studio – il primo finora ad aver indagato sui meccanismi e i geni coinvolti nel cancro ai polmoni nei non fumatori -, è stato condotto da un team di ricerca internazionale guidato dall’italiana Maria Teresa Landi che, dopo il dottorato in Epidemiologia molecolare all’Università degli Studi di Milano, da diversi anni si è trasferita negli Stati Uniti, dove lavora nella Divisione di Epidemiologia e Genetica del National Cancer Institute dei National Institutes of Health (NIH), a Bethesda. Alla ricerca hanno partecipato anche le fondazioni Irccs Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, Ca' Granda Ospedale Maggiore di Milano, Regina Elena di Roma, e l’Università degli Studi di Bari.

Per caratterizzare i cambiamenti del genoma nel tessuto tumorale, i ricercatori hanno sequenziato il DNA da campioni prelevati da 232 non fumatori, prevalentemente di origine europea, cui era stato diagnosticato un carcinoma polmonare non a piccole cellule, che rappresenta la tipologia più comune di tumore ai polmoni. La prima importante scoperta fatta dai ricercatori è stata quella di individuare che la maggior parte delle “firme mutazionali” emerse dalla sequenza dei genomi tumorali nei non fumatori era associata a danni provocati da processi endogeni, cioè che hanno origine all’interno dell’organismo.

Le analisi genomiche hanno inoltre rivelato tre nuovi sottotipi di cancro ai polmoni nei non fumatori, che i ricercatori hanno denominato in base al livello di “rumore” (ovvero il numero di cambiamenti genomici) rilevato. Il sottotipo predominante “piano” aveva un minor numero di mutazioni e sembrava essere associato all’attivazione di cellule progenitrici, che sono coinvolte nella creazione di nuove cellule. “Questo sottotipo di tumore – indicano gli studiosi – cresce molto lentamente, nel corso di molti anni, ed è difficile da trattare perché può avere molte mutazioni driver differenti” .

Il sottotipo “mezzo-forte” presentava invece specifici cambiamenti cromosomici e mutazioni nel gene del recettore del fattore di crescita EGFR, che è comunemente alterato nel cancro del polmone, e ha mostrato una crescita tumorale più rapida. Il sottotipo “forte”, per contro, era caratterizzato dal raddoppio dell’intero genoma, un cambiamento genomico che si osserva nei tumori polmonari dei fumatori, anche questo associato a una crescita tumorale più rapida.

Sulla base di queste differenze, i ricercatori stanno iniziando a distinguere i sottotipi che potrebbero potenzialmente avere un approccio di diagnosi e trattamento differenti.  “Ad esempio, il sottotipo di piano a crescita lenta potrebbe offrire ai medici una finestra di opportunità per rilevare precocemente questi tumori, quando sono meno difficili da trattareha affermato Landi . Al contrario, i sottotipi mezzo-forte e forte hanno solo poche importanti mutazioni del driver, il che suggerisce che questi tumori potrebbero essere identificati da una singola biopsia e potrebbero beneficiare di trattamenti mirati”.

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