Sbattere le ciglia quando parliamo influenza la conversazione: ecco a cosa serve
Sbattere le ciglia non è solo un gesto automatico dei nostri occhi, ma è un'azione che influenza le conversazioni a livello non verbale. Questo è quanto sostengono i ricercatori del Max Planck Institute for Psycholinguistics che sulla rivista PLOS ONE hanno pubblicato lo studio intitolato “Eye blinks are perceived as communicative signals in human face-to-face interaction”. Ma vediamo il dettaglio della ricerca.
Un battito di ciglia ‘comunicativo'. Tutti noi sbattiamo le palpebre circa 13.500 volte al giorno, un numero maggiore di quanto necessario per lubrificare i bulbi oculari, questo perché utilizziamo questo movimento inconscio anche per comunicare. Studi passato hanno infatti dimostrato che i battito di ciglia si verifica spesso durante le pause naturali nella conversazione. Gli esperti si sono dunque chiesti se questo movimento così minuscolo e subliminale potesse agire come un feedback colloquiale, proprio come annuire con la testa.
Lo studio. Per dare una risposta a questa domanda, i ricercatori hanno sviluppato un test basato sulla realtà virtuale in cui i partecipanti allo studio avevano il computo di parlare con un avatar, che aveva il compito di interpretare un "ascoltatore virtuale". I volontari dovevano rispondere a domande come "Come è stato il tuo weekend?" mentre i ricercatori controllavano le risposte non verbali dell'avatar, usando battiti di ciglia che più o meno duraturi.
La durata influenza la conversazione. I dati raccolti hanno dimostrato che i partecipanti percepivano la sottile differenza tra battiti di ciglia brevi e lunghi. Nello specifico, quando gli avatar sbattevano le ciglia più lentamente, suscitavano nelle persone risposte sostanzialmente più brevi. In tutto ciò, nessuno dei partecipanti ha riferito di aver notato alcuna variazione nel battito di ciglia dell'avatar: questo suggerisce che la percezione di questo movimento è inconscia.
Cosa significa? Secondo gli scienziati, i risultati indicano che anche un comportamento sottile come il battito delle palpebre può servire come comunicazione non verbale che influisce sulla comunicazione faccia a faccia. Insomma, gli scienziati suggeriscono che la conversazione non è solo costituita da parole, ma anche da altri gesti non verbali che la influenzano. Questo potrebbe aiutarci a comprendere meglio le origini di come gli esseri umani comunicano il loro stato mentale, che si è evoluto per essere un ingrediente cruciale nelle interazioni sociali quotidiane.