Risolto il mistero delle sequenze del coronavirus cancellate: sono online e non c’è nessun complotto
Dopo essere misteriosamente scomparse da un database statunitense, le sequenze del coronavirus che ha causato i primi casi di Covid a Wuhan sono nuovamente disponibili online. La loro mancanza era emersa in seguito alle ricerche di uno scienziato americano, Jesse Bloom del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Washington che, nel giugno 2021, esaminando le informazioni risalenti alle origini della pandemia, aveva scoperto che 13 sequenze del patogeno riconducibili alle prime infezioni emerse in Cina erano state eliminate.
La loro cancellazione era stata evidenziata in un documento in preprint su BioRxiv e anche sul sito della rivista scientifica Nature, lasciando sospettare che la scomparsa potesse essere dovuta a negligenza o forse a un insabbiamento sospetto dei dati. Lo stesso Bloom aveva inizialmente ipotizzato che fosse “probabile che le sequenze siano state cancellate per nascondere la loro esistenza”. Tuttavia, da quanto emerso nelle ultime ore, dietro alla sparizione di questi dati dall’archivio – il database del National Institute of Health (NIH) americano – non ci sarebbe alcun complotto. La loro eliminazione avrebbe infatti una spiegazione molto più banale.
Zichen Wang, un giornalista dell’agenzia di stampa Xinhua che ha seguito la vicenda dalla parte cinese, ha affermato di aver scoperto che non c’è alcun motivo sospetto dietro alla loro cancellazione. “Tanto rumore per nulla” scrive Zichen in un post sul suo blog Substack Pekingnology in cui spiega di aver parlato con i ricercatori dell’Università di Wuhan, oltre a ripotare il resoconto di una conferenza stampa tenuta dal vice ministro della Commissione sanitaria nazionale in seguito a questa controversia.
Gli scienziati hanno affermato di aver inviato i risultati della loro ricerca all’editore della rivista scientifica Small per la pubblicazione, con un paragrafo che collegava lo studio ai dati di sequenziamento nel database NIH. Questo paragrafo è però stato rimosso durante il processo di revisione da parte dei redattori della rivista, in quanto ritenuto in eccesso rispetto ai requisiti.
La bozza modificata è stata quindi rimandata ai ricercatori cinesi che hanno ritenuto che non fosse più necessario archiviare i dati nel database poiché erano stati eliminati dallo studio. “I dati archiviati nel database erano come una mosca senza testa – hanno detto gli scienziati cinesi a Zichen – . Nessuno avrebbe saputo della loro esistenza e, dopo un po’ di tempo, forse nemmeno noi saremmo stati in grado di ritrovarli, poiché non c’era alcun collegamento. Quindi abbiamo chiesto loro cancellazione”.
Questa versione della storia è stata confermata anche dalla rivista Small che ha pubblicato una correzione contenente un collegamento al set di dati mancante, aggiungendo che “il paragrafo sulla disponibilità delle informazioni della sezione sperimentale era stato erroneamente cancellato durante il processo di copyediting”.
Il set di dati originale è stato ora depositato nel database GSA del China National Center for Bioinformation, con numero di accesso CRA004499. “Questo collega il set originale dei dati di sequenziamento al documento di ricerca – aggiunge Small – . La redazione si scusa per gli eventuali disagi causati”.