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Covid 19

Rischio di contagio da Coronavirus elevato anche da chi ha sintomi lievi

Una ricerca pubblicata su Nature indica che il virus può essere trasmesso in maniera attiva anche da chi ha sintomi lievi perché riesce a replicarsi con facilità nelle alte vie respiratorie. Il picco della carica virale viene registrato durante la prima settimana dalla comparsa della malattia.
A cura di Valeria Aiello
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La morfologia ultrastrutturale del nuovo coronavirus Credit: Centers for Disease Control and Prevention (CDC) in Atlanta, Georgia, U.S. January 29, 2020. Alissa Eckert, MS; Dan Higgins, MAM/CDC/Handout
La morfologia ultrastrutturale del nuovo coronavirus Credit: Centers for Disease Control and Prevention (CDC) in Atlanta, Georgia, U.S. January 29, 2020. Alissa Eckert, MS; Dan Higgins, MAM/CDC/Handout
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Il Coronavirus (qui le ultime notizie e gli aggiornamenti in tempo reale sulla situazione in Italia e nel mondo) può essere trasmesso in maniera attiva anche da chi ha sintomi lievi perché riesce a replicarsi con facilità nelle alte vie respiratorie. È quanto emerge da una ricerca[1] pubblicata su Nature che indica come il potenziale di diffusione del Sars-Cov2 sia molto elevato durante la prima settimana dalla comparsa della malattia.

Contagio da Coronavirus, rischio elevato anche da chi ha sintomi lievi

L’analisi virologica è stata condotta su nove soggetti fra giovani e adulti di mezza età risultati positivi al Covid-19 in seguito al contatto con il paziente zero in Germania, tutti senza sintomi significativi e trattati nello stesso ospedale di Monaco di Baviera. “I pazienti – si legge nello studio del gruppo di ricercatori diretto dal virologo Christian Drosten dell’Università Charité di Berlino – fanno parte di un più ampio numero di casi collegati al focolaio che si è verificato dopo il 23 gennaio a Monaco di Baviera e scoperto il 27 gennaio”.

I risultati dei test su campioni di muco, espettorato, sangue, urina e feci, svolti congiuntamente in due laboratori che utilizzano gli stessi standard di tecnologia per l’identificazione e l’isolamento del virus, hanno indicato “alti livelli di replicazione virale nei tessuti delle alte vie respiratorie” e “alti livelli di diffusione virale nel tratto respiratorio superiore durante la prima settimana dall’insorgenza di sintomi” suggerendo l’ipotesi di un’infezione indipendente da quella delle basse vie respiratorie.

Il picco della carica virale – si legge sempre nello studio – è stato raggiunto prima del 5° giorno con una concentrazione di oltre 1.000 volte superiore a quella della Sars (il ceppo di Coronavirus all’origine dell’epidemia del 2003, ndr)”. È anche emerso che il virus poteva essere isolato facilmente durante la prima settimana dalla maggior parte dei campioni prelevati da gola e polmone e che questo non è stato possibile dopo l’8° giorno nonostante la presenza di una carica virale elevata. In soltanto due pazienti, che hanno mostrato i primi sintomi di polmonite, il picco della carica virale dell’espettorato è stato registrato intorno al 10°-11° giorno. In quattro hanno invece manifestato la perdita del senso del gusto e dell’olfatto, descrivendo il disturbo come più forte e più duraturo rispetto a una comune influenza.

Evidenziato inoltre come il materiale genetico del virus, cioè il suo Rna, sia rimasto “rilevabile nell’espettorato anche dopo la fine dei sintomi” mentre nessuna traccia è stata isolata dai campioni di urina e feci: un elemento ulteriore a sostegno della tesi per cui non sono questi i veicoli di trasmissione del nuovo Coronavirus anche se, secondo gli autori dello studio, serviranno indagini aggiuntive su questo aspetto. Nel frattempo i primi risultati indicano che il Covid-19 può “presentarsi come una malattia lieve delle vie respiratorie superiori” e “la prova della replicazione attiva del virus nei tessuti delle alte vie respiratorie mette in prospettiva le possibilità di contenimento del contagio  […] suggerendo che le misure dovrebbero mirare a ridurre la trasmissione tramite le goccioline (droplet) di saliva ”.

[1] Wölfel R, et al. Virological assessment of hospitalized patients with COVID-2019. Nature https://doi.org/10.1038/s41586-020-2196-x (2020).

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