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"Rischio ambientale altissimo" per l'isola del Giglio

E adesso cosa può succedere con 2300 tonnellate di carburante nei serbatoi della Costa Concordia? Le parole in proposito del Ministro dell’Ambiente Corrado Clini non lasciano spazio a dubbi: il tempo è molto poco e bisogna agire in fretta, prima che si verifichi uno sversamento che avrebbe conseguenze drammatiche sull’ecosistema.
A cura di Nadia Vitali
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E adesso cosa può succedere con 2300 tonnellate di carburante nei serbatoi della Costa Concordia Le parole in proposito del Ministro dell'Ambiente Corrado Clini non lasciano spazio a dubbi, il tempo è molto poco e bisogna agire in fretta, prima che si verifichi uno sversamento che avrebbe conseguenze drammatiche sull ecosistema.

Ormai sono tre giorni che ci siamo abituati a vederla così, gigante agonizzante dallo scafo squarciato, pronta ad inabissarsi in quelle acque poco profonde, alle quali avrebbe dovuto accostarsi con maggiore prudenza, con il suo carico di dolore, paura e sofferenza; ancora ricerche, sempre più convulse, per gli ultimi dispersi, mentre, drammaticamente, il bilancio delle vittime oggi è salito. Ma la Costa Concordia potrebbe diventare molto presto un pericolo ed una minaccia non più soltanto per gli sventurati passeggeri ma anche per l'isola del Giglio e per tutta l'area marina circostante.

«Il rischio ambientale per l'isola del Giglio è altissimo». Non ha usato mezze misure il Ministro dell'Ambiente Corrado Clini e, del resto, non poteva agire diversamente: la situazione è gravissima. Le 2300 tonnellate di carburante contenute dai serbatoi sono la terribile minaccia che, adesso, incombe sulla Toscana e sull'Italia intera; uno sversamento potrebbe significare un disastro ambientale ed economico di cui a pagare le conseguenze sarebbero innanzitutto il mare e le sue creature nonché tutti gli abitanti di isole e costa che hanno fatto del turismo di quei luoghi d'incanto una delle proprie principali forme di sostentamento. Per di più in una zona che dovrebbe essere tra le maggiormente tutelate dell'Italia perché parte del Santuario per i mammiferi marini, area naturale marina protetta compresa tra Toscana, Liguria, Sardegna, costa francese e monegasca.

Attesi sull'isola per la serata gli addetti di una società olandese, la Smit, che dovrebbero occuparsi delle operazioni di recupero del combustibile con un solo obiettivo: fare presto. Prima che gli eventi precipitino ulteriormente, prima che quella falla di settanta metri metta ancora più a dura prova la tenuta dello scafo che potrebbe definitivamente cedere, prima che le perturbazioni meteo, previsto in arrivo dai Balcani un vento polare, rendano pericolosi gli interventi. Onde potenti ed alte, qualora il mare si ingrossasse, potrebbero inoltre spingere il relitto attualmente appoggiato instabilmente a circa 30 metri di profondità, facendolo scivolare lungo una scarpata vicina che porta ad un fondo di 70-80 metri. A quel punto l'allibo del gasolio, ovvero il trasferimento, diverrebbe impossibile.

«L'intervento è urgente, abbiamo fretta» ha sottolineato Corrado Clini. Il Ministro si trovava a Livorno dove era atteso per un vertice convocato giorni prima del naufragio della Concordia: oggetto della riunione doveva essere il problema dei circa 200 fusti finiti a mare nei pressi di Gorgona, anch'essa facente parte dell'area marina protetta, caduti dalla nave cargo Venezia della Grimaldi il 17 dicembre con il loro tossico carico di tonnellate di monossido di cobalto e molibdeno. Ora la situazione, per le acque toscane, è ancor più compromessa: Corrado Clini ha assicurato che nella prossima riunione del Consiglio dei Ministri dichiarerà lo stato di emergenza, per cercare di far fronte alla gravità di quanto sta accadendo e potrebbe accadere.

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