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Riscaldamento globale, troppa CO2 potrebbe ‘distruggere’ le nuvole: cosa rischiamo

A peggiorare i rischi del riscaldamento globale potrebbe essere la scomparsa di alcune specifiche nuvole che hanno il compito di proteggerci dai raggi solari. Gli scienziati hanno effettuato alcuni test in laboratorio ed hanno scoperto le preoccupanti conseguenze dell’incremento della CO2 nell’aria di cui siamo responsabili. Ecco cosa c’è da sapere.
A cura di Zeina Ayache
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Foto da Wikipedia
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Se le concentrazioni di CO2 nell’aria dovessero superare i 1.200 ppm, le nuvole chiamate stratocumuli potrebbero scomparire portando ad un incremento delle temperature di 8 gradi Kelvin con effetti potenzialmente devastanti. Questo è quanto sostengono i ricercatori del California Institute of Technology che hanno misurato in laboratorio un aspetto climatico poco considerato e cioè gli effetti dell’incremento della CO2 sulle nuvole. Ecco cosa c’è da sapere.

Stratocumuli e riscaldamento globale. Gli esperti spiegano di aver testato in laboratorio, su scala ridotta quindi, gli effetti di un incremento di CO2 pari a 1.200 ppm sulle nuvole chiamate stratocumuli, cioè quelle basse e fitte che ricoprono circa il 20% degli oceani subtropicali e che di solito non portano a grandi precipitazioni, ma che hanno il compito di riflettere la luce solare mantenendo più basse le temperature. Dai test effettuati è emerso che se dovessimo produrre tanta CO2, queste nuvole potrebbero diventare instabili e scomparire, permettendo dunque il passaggio dei raggi solari, con conseguente incremento delle temperature. E non è tutto. Queste nuvole potrebbero ritornare solo nel momento in cui i livelli di CO2 dovessero abbassarsi drasticamente.

Dobbiamo preoccuparci? Quando parliamo di riscaldamento globale e di conseguenze sul nostro futuro, facciamo riferimento ad un modello del clima che unisce vari aspetti, secondo gli esperti però questo delle nuvole non è stato preso in considerazione. Attualmente le concentrazioni di CO2 sono di 410 ppm e sono in crescita, quando gli scienziati effettuano calcoli per comprendere il nostro futuro, fanno riferimento alla CO2 presente nell’aria di oltre 50 milioni di anni fa, quando nell’Artico c’erano i coccodrilli e le palme e il ghiaccio non era presente. Per permettere simili condizioni, si calcola che i livelli di CO2 dovessero essere sopra i 4.000 ppm, che quindi noi non dovremmo raggiungere, ma forse, sostengono gli esperti, gli effetti non calcolati sulle nuvole potrebbero spiegare le temperature del passato. Insomma dobbiamo preoccuparci? “Se il mondo dovesse continuare a bruciare combustibili fossili al ritmo attuale, il livello di CO2 della Terra potrebbe salire oltre 1.200 ppm nel prossimo secolo” spiegano. C’è da dire però che l’Intergovernmental Panel on Climate Change prevede che, se non dovessimo rispettare gli accordi mondiali, entro il 2100 i ppm dovrebbero restare tra i 600 e i 1.000. Insomma, non è chiaro se dobbiamo preoccuparci, nel dubbio però non dovremmo sottovalutare nessun aspetto.

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