Rigetto e sofferenza del microcircolo: perché il primo trapianto di faccia in Italia è fallito
Il primo trapianto di faccia in Italia purtroppo non è riuscito. Nei giorni scorsi la notizia dell'operazione aveva fatto il giro del mondo rendendoci molto orgogliosi dell'obiettivo raggiunto, purtroppo però, poche ore dopo l'intervento, qualcosa ha iniziato ad andare storto e, nelle ultime ore, si è concretizzata la paura che tutti avevamo: il trapianto non è riuscito. Ma cosa è successo? C'è chi parla di rigetto, ma secondo il bollettino del Sant'Andrea di Roma in realtà la causa delle complicazioni sarebbe dovuta ad una sofferenza del microcircolo. Vediamo insieme di cosa si tratta.
Sofferenza del microcircolo, cos'è
“Il lembo trapiantato non può restare senza sangue per più di un certo numero di ore. In questo caso è come se i ‘rubinetti’ che portano il sangue al lembo fossero rotti: l’incubo dei microchirurghi, qualcosa di molto diverso dal rigetto”, queste le parole utilizzate da Marco Lanzetta, direttore scientifico dell’Istituto italiano di chirurgia della mano, per spiegarci cosa è successo al volto trapiantato. In pratica un lempo di pelle che è stato trapiantato sul volto della donna ha avuto problemi al microcircolo. Il microcircolo è la circolazione del sangue nei vasi ematici con dimensioni piccolissime, si tratta di arteriole, metarteriole, capillari e venule. Il microcircolo fornisce ossigeno ai tessuti, ma anche sostanze nutritizie, cellule immunitarie ed ormoni: conduce anche il sangue ai singoli tessuti e regola il flusso. Se il microcircolo soffre (sofferenza del microcircolo) significa che il sangue non riesce ad arrivare adeguatamente al tessuto, quello che sembra essere successo alla paziente che ha ricevuto il trapianto di faccia.
Rigetto, cos'è
Quando parliamo di rigetto di trapianto ci riferiamo alla reazione del nostro sistema immunitario di fronte alla presenza di un organo nuovo che non viene riconosciuto e viene considerato ‘non-self' come fossero batteri o virus: in pratica il sistema immunitario non accetta l'organo. Per evitare questa situazione, i medici verificano la compatibilità tra il donatore e il ricevente. In alcuni casi però il rigetto avviene comunque e può essere:
- rigetto iperacuto – qualche minuto o ora dopo il trapianto
- rigetto acuto – qualche giorno o settimana dopo il trapianto
- rigetto cronico – qualche mese o anno dopo il trapianto
Come si evita il rigetto
Oltre alla compatibilità, negli ultimi anni i medici utilizzano la terapia immunosoppressiva: si tratta di farmaci che sono in grado di inibire alcune funzioni del sistema immunitario che potrebbero portarlo a scatenarsi contro l'organo nuovo riconoscendolo ‘non-self' fino al rigetto.