Ridurre l’impatto sull’ambiente dando ai maiali i nostri scarti di cibo
Come risparmiare 1,8 milioni di ettari di terreni coltivati? Dando agli animali i nostri rifiuti e scarti alimentari. Lo sostiene lo studio intitolato “Reducing the land use of EU pork production: where there’s swill, there’s a way” e pubblicato su Food Policy che si schiera contro il divieto europeo di nutrire gli animali con i nostri scarti. Se dal 2002 l'Europa ha smesso di utilizzare i nostri avanzi per gli animali, il Giappone ha dato il via ad un'importante sistema regolamentato di riciclaggio degli scarti alimentari da riutilizzare per gli allevamenti.
I vantaggi di questo tipo di scelta sono ambientali, poiché il 21,5% dei terreni coltivabili ad oggi sono destinati alla produzione di alimenti per il maiali, ed economici, poiché sfruttare il cibo che già abbiamo a disposizione ci permetterebbe di risparmiare moltissimo, ci basti pensare che il nostro spreco è pari à 102.5 milioni di tonnellate ogni anno, il 35% dei quali è già riciclato in Giappone dove quello che è stato ribattezzato “eco maiale” è diventato un prodotto di pregio. Come spiega Erasmus zu Ermgassen della University of Cambridge, Dipartimento di Zoologia, autore dello studio, “In molti Paesi dell'Est della Asia abbiamo sviluppato un modello per riutilizzare in modo sicuro gli alimenti scartati da dare ai maiali. Si tratta di un sistema regolamentato e monitorato in ogni dettaglio che ricicla gli avanzi e produce alimenti per maiali low cost e con un ridotto impatto ambientale”.
Consideriamo che in Europa, ogni anno, si producono 21,5 milioni di tonnellate di maiale, circa 34 chili di maiale per persona. La produzione del bestiame occupa circa il 75% dei terreni coltivati e dobbiamo considerare che le previsioni per il 2050 parlano di un incremento del 60% di richiesta di carne, il che si traduce con un impatto per l'ambiente quasi devastante.
Riuscire a riciclare i nostri stessi rifiuti, considerando l'eccessiva produzione di offerta, è la strada migliore per evitare il collasso stesso del settore.