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Rene di maiale trapiantato nell’uomo senza rigetto: è la prima volta nella storia della medicina

Presso il centro Langone Health dell’Università di New York (NYU) è stato eseguito un trapianto entrato di diritto nella storia della medicina. Per la prima volta un rene di maiale è stato infatti trapiantato con successo in un essere umano, funzionando regolarmente (per poco più di due giorni) e senza essere rigettato. Il rivoluzionario trapianto apre le porte alle cosiddette “fabbriche di organi”, ma solleva anche questioni etiche da non sottovalutare.
A cura di Andrea Centini
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Per la prima volta nella storia della medicina, un rene di maiale è stato trapiantato su un essere umano senza scatenare un rigetto immediato. Si tratta di un traguardo estremamente significativo, che apre scenari inediti nella gestione dei trapianti e nell'agognato abbattimento delle liste d'attesa, ma anche questioni etiche che non vanno sottovalutate. Il rivoluzionario xenotrapianto, ovvero il trapianto di un organo di una specie in un'altra, è stato eseguito presso il prestigioso centro medico Langone Health dell'Università di New York (NYU), da un'equipe guidata dal professor Robert Montgomery. Non è ancora disponibile uno studio scientifico pubblicato su quanto eseguito al tavolo operatorio, tuttavia il team ha diffuso i dettagli del trapianto sul New York Times e altre principali testate giornalistiche statunitensi.

Innanzitutto, il rene non è stato trapiantato su un comune paziente in attesa di un organo funzionale, bensì su una donna in morte cerebrale e tenuta in vita artificialmente, alla quale sarebbero state staccate le macchine nel giro di pochi giorni. I parenti hanno dato il consenso allo xenotrapianto sperimentale proprio in virtù del progresso medico che avrebbe potuto offrire. Com'è noto, i maiali sono da tempo considerati dagli scienziati le “fabbriche di organi” ideali per gli esseri umani, avendo organi simili ai nostri, grandi cucciolate e tempi di gestazione brevi. Inoltre, questi animali vengono allevati in tutto il mondo per essere mangiati, pertanto il loro “utilizzo” sarebbe socialmente più accettato rispetto a quello delle scimmie, geneticamente più vicine a noi. Nonostante l'ottimismo degli esperti, resta tuttavia la questione etica di usare suini per coltivare “pezzi di ricambio” per la nostra specie. I maiali sono già gli animali più sfruttati e maltrattati del pianeta e non tutti accetteranno questa sorte oggettivamente orribile; ma gli scienziati ritengono che proprio grazie ai suini potrebbe essere possibile abbattere le lunghissime liste d'attesa di chi attende un organo. Negli Stati Uniti al momento vi sono in attesa di un organo ben centomila persone, mentre in Italia poco meno di diecimila.

Ma c'è un problema con gli organi naturali dei maiali. Le cellule di questi animali, infatti, contengono uno zucchero chiamato “alfa-gal” che scatena il rigetto immediato da parte del sistema immunitario umano. In pratica, qualunque organo di maiale viene respinto dal nostro corpo. Nel caso del nuovo xenotrapianto, gli scienziati hanno utilizzato un suino geneticamente modificato proprio per non sviluppare il suddetto zucchero, al fine di evitare il rigetto. Ed è ciò che è stato dimostrato nelle 54 ore in cui l'organo è stato collegato alla paziente in morte cerebrale, prima che venissero staccate le spine. L'organo non è stato inserito all'interno del corpo dell'uomo, ma all'esterno, permettendo agli scienziati di studiarlo per tutto il tempo necessario mentre era in funzione.

Il rene del maiale ha svolto egregiamente il suo lavoro, ovvero filtrare i rifiuti organici e produrre urina, senza scatenare il rigetto. “Aveva una funzione assolutamente normale”, ha dichiarato il professor Montgomery. “Non c'è stato questo rigetto immediato di cui eravamo preoccupati”. Lo scienziato a US Today ha confermato che il risultato è ancora migliore di quel che ci si aspettasse. Come indicato, tuttavia, l'organo è stato in funzione poco più di due giorni e non sono ancora disponibili dati scientifici dettagliati; si ritiene comunque che quella tracciata sia la strada giusta per abbattere le lunghe liste d'attesa dei trapianti d'organi. Anche se trasformare degli animali sociali e intelligenti in fabbriche di pezzi per l'uomo solleva interrogativi etici significativi, ai quali la coscienza di ciascuno di noi dovrà necessariamente rispondere.

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