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Razzi per incrementare la pioggia, inizia la guerra contro la siccità

Del cloud seeding si sa ancora poco ma il bisogno d’acqua è tale che tanti governi stanno usando tale tecnica per forzare Madre Natura.
A cura di R. Z.
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Lo Stato degli Emirati Arabi Uniti, uno dei paesi più aridi della Terra, ha deciso di dichiarare guerra alla siccità. Attraverso la tecnica del cloud seeding, che con l’ausilio di missili a corta gittata permette di trasportare oltre le nuvole specifici sostanze chimiche, i climatologi confidano di riuscire ad aumentare la formazione di condensa tanto da innescare dei veri e propri acquazzoni. La tecnica è nota da tempo, ma sono sempre più numerosi gli scienziati che ne contestano l’utilizzo. Intanto non se ne conoscono esattamente le possibili ripercussioni per l’ambiente e, altro aspetto riguarda gli equilibri tra i governi confinanti. C’è infatti chi ipotizza un “utilizzo militare” di questa tecnica: chi controlla il clima potrebbe diventare in futuro una super potenza.

Inizia la guerra per il controllo del clima. Il deserto dell’Uae gode di una piovosità annua minima, appena 78 millimetri, 15 volte meno di quella registrata nel Regno Unito. Per il Paese, riuscire a “incrementare” la quantità di pioggia, è dunque una questione vitale. In base alla stagione valutiamo quanti razzi carichi di sale lanciare oltre le nuvole. “Se abbiamo un corrente ascensionale mite – spiega Mark Newman, vice capo pilota del Centro Nazionale di Meteorologia e Sismologia (MNC) – lanciamo uno o due razzi. Se abbiamo un buon corrente ascensionale, ne lanciamo quattro, a volte sei razzi. Non tutte le nuvole inseminate produrranno pioggia, ma spesso ciò accade e per noi è sempre una grande emozione raggiungere l’obiettivo”.

Molti scienziati dubitano sui reali effetti positivi. Le stazioni sciistiche degli Stati Uniti utilizzano questo sistema per sollecitare le nuvole a produrre neve fresca. Durante la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi di Pechino il governo cinese sfrutta la strategia dei razzi carichi di cristalli di ioduro d'argento per anticipare le piogge così che le nuvole arrivassero scariche sopra gli stadi. Allo stesso modo Paul McCartney si servì di questa tecnica per evitare di mettere a rischio alcuni dei suoi concerti, e la lista potrebbe allungarsi all’infinito, tanto da far pensare se ne stia in qualche modo approfittando oltre ad ogni ragionevole limite.

Per lo Stato degli Emirati Arabi Uniti si parla di un uso coscienzioso. Il governo è costretto è costretto a sostenere costi elevatissimi per ottenere dell’acqua potabile attraverso impianti di dissalazione e, nonostante questo, il cosiddetto oro blu non sembra sufficiente a garantire lo sviluppo del Paese. Secondo un rapporto governativo i 33 impianti attivi nell’Uae forniscono poco più del 42 per cento dell’acqua necessaria. Con il cloud seeding si potrebbero tagliare i costi: quattro giorni di pioggia battente indotta dall’inseminazione delle nuvole genererebbero l’acqua che un singolo impianto di dissalazione produce in nove anni.

L'acqua è una risorsa preziosa, umanità impari a gestirla. Il cloud seeding può essere ancora migliorato, e certamente necessita di studi capaci di comprenderne meglio gli eventuali rischi, di fatto la quantità di pioggia ottenibile con questo sistema potrebbe aumentare dal 5 al 70 per cento. Gli Emirati Arabi Uniti stanno al momento studiando anche i metodi per ottimizzare la raccolta dell’acqua piovana. Recuperando quella che cade sui deserti si potrebbero risolvere già parecchi problemi idrici. Oggi il Paese dispone di circa 130 dighe con una capacità totale di stoccaggio di circa 120 milioni di metri cubi. Insomma il governo sembra aver compreso quanto sia importante saper raccogliere e gestire questa preziosa risorsa destinata nostro malgrado ad esaurirsi nell’arco dei secoli futuri.

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