Questo studio rivela qual è il momento migliore per iniziare un lockdown
L’impatto della pandemia di Covid-19 e gli interventi per controllarla impongono entrambi grandi costi e danni alla società. Alcune misure restrittive, come il lockdown, si sono rivelate particolarmente efficaci nel ridurre la trasmissione del coronavirus, sebbene possano essere attuate solo per un brevi periodi di tempo a causa delle ripercussioni sui sistemi socio-economici. Tuttavia, la gravità delle ondate pandemiche che si sono succedute in questi mesi ha portato diversi Paesi a introdurre questa strategia di contrasto, dalle cui tempistica può dipendere l’obiettivo finale.
Qual è il momento migliore per iniziare un lockdown
A indagare sul momento migliore per iniziare un lockdown (e uscire dalla crisi in maniera ottimale) è uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Plos Computational Biology da un team internazionale di ricerca che ha valutato l’impatto degli interventi one-shot sull’andamento epidemico e considerato gli effetti di diverse cadenze temporali. In particolare, indicano gli autori della ricerca, per ridurre al minimo il numero totale dei contagi, l’intervento dovrebbe essere implementato in prossimità del picco epidemico, in modo tale che ci sia un rimbalzo minimo un volta il blocco viene rimosso. Se invece l’obiettivo è quello di rallentare il più possibile le infezioni, il lockdown dovrebbe essere implementato il prima possibile, in modo tale da avere una riduzione iniziale dei soggetti positivi e quindi un rimbalzo alla stessa prevalenza del picco pre-intervento piuttosto che un picco molto ampio.
Per arrivare a queste conclusioni, gli studiosi hanno utilizzato un modello epidemico, chiamato SIR (Susceptible Infected Recovered) ampiamente predittivo per le malattie infettive che vengono trasmesse da uomo a uomo. “L’idea alla base di questo sistema è tutto sommato semplice – ha spiegato il dottor Francesco Di Lauro della School of Mathematical and Physical Sciences dell’Università del Sussex a Brighton, nel Regno Unito, e primo autore dello studio – . L’epidemia a livello di popolazione è caratterizzata da due tipi di eventi (1) diventare infettivi e (2) smettere di esserlo. Entrambi sono difficili da caratterizzare perfettamente, ma il secondo dipende solo dalla persona che è infetta (l’esito della malattia dipende dal sistema immunitario), mentre il primo dipende dagli altri (ad esempio, da quanti contatti a rischio si hanno e da quanti sono gli infetti). Il SIR ne tiene conto tramite un sistema di equazioni differenziali ordinarie che può essere utile a individuare strategie di contenimento generali”.
Lo studio ha dunque indicato come gli esiti del lockdown dipendano strettamente dalle tempistiche di introduzione. “Per ritardare il più possibile i contagi, come potrebbe essere appropriato se si scommette su cure o vaccini, gli interventi precoci hanno un chiaro beneficio – ha aggiunto Di Lauro – . Al contrario, gli interventi implementati in prossimità del picco epidemico riducono al minimo il numero dei contagi totali, salvando di fatto gran parte delle persone che verrebbero infettate nel cosiddetto periodo di overshoot, ovvero subito dopo il picco, con un maggiore impatto sull’andamento dell’epidemia”.