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Questo prototipo di casco magnetico riduce il cancro al cervello

Primo caso al mondo quello di un uomo di 53 anni colpito da glioblastoma, una delle forme più aggressive di tumore al cervello. Il trattamento con il dispositivo ha determinato un cambiamento del volume della massa tumorale, diminuita di circa un terzo dopo un mese.
A cura di Valeria Aiello
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Un nuovo dispositivo, un prototipo di casco magnetico testato per la prima volta negli Stati Uniti, ha mostrato di poter significativamente ridurre di quasi un terzo le dimensioni di una delle forme più aggressive di cancro al cervello, chiamata glioblastoma, difficile da trattare perché molto invasiva. Le attuali terapie standard prevedono la rimozione chirurgica non curativa della massa tumorale e/o cicli di radioterapia e chemioterapia che ne rallentano la progressione ma che i pazienti spesso non riescono a completare, avendo un pesante impatto negativo sulla loro qualità di vita.

Il nuovo metodo, descritto nel dettaglio in uno studio pubblicato su Frontiers on Oncology, è invece basato sulla capacità di inibire le reazioni utilizzate dalle cellule tumorali per produrre l’energia che alimenta le stesse cellule, attraverso l’applicazione di un campo magnetico oscillante attraverso un casco costituito da 3 potenti magneti in una o più sessioni quotidiane per cinque settimane. Il trattamento è stato sperimentato su un paziente di 53 anni colpito da recidiva in seguito alle opzioni standard di cura e pertanto iscritto a un programma di accesso esteso (EAP) approvato dalla Food and Drug Administration (FDA) per il trattamento all’uso compassionevole del dispositivo.

Dopo aver firmato i documenti del consenso informato nell’aprile 2020, il paziente è stato sottoposto al trattamento che, per i primi tre giorni, è stato applicato in una clinica, e poi continuato a casa con l’ausilio della coniuge dell’uomo addestrata all’uso del casco.

Il trattamento, i cui effetti sono stati valutati sia clinicamente sia mediante risonanza magnetica, ha determinato un cambiamento nel volume della massa del glioblastoma, mostrando un’inversione di tendenza nella crescita tumorale, diminuita di circa il 10% dopo una settimana e del 31% dopo un mese. “Grazie al coraggio di questo paziente e della sua famiglia, siamo stati in grado di testare e verificare la potenziale efficacia della prima terapia non invasiva per il glioblastoma” ha affermato David Baskin, neurochirurgo dello Houston Methodist Hospital e primo autore dello studio.

Nel complesso, la terapia è risultata stata ben tollerata e non sono stati riportati eventi avversi gravi durante il trattamento, sebbene al 35° giorno sia stata sospesa a causa di un trauma cranico causato da una caduta non correlata al trattamento. L’interruzione ha permesso ai ricercatori di osservare un’ulteriore inversione di tendenza e un nuovo aumento del volume della massa tumorale prima che il paziente purtroppo morisse per il trauma cranico.

Il generoso accordo della famiglia per consentire l'autopsia dopo la morte prematura del loro caro ha dato un contributo inestimabile all'ulteriore studio e sviluppo di questa terapia potenzialmente potente – ha aggiunto Baskin – . Sebbene la storia abbia una fine tragica e questo caso studio riguardi solo un singolo paziente, questi risultati preliminari sono incoraggianti e aprono nuove possibilità di terapia non invasiva e non tossica per il cancro al cervello”.

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