Questi sono i nurdles, i rifiuti più pericolosi di cui non senti mai parlare
Miliardi di minuscoli pellet di plastica, delle dimensioni di una lenticchia, sversati in quello che è stato classificato “il peggior disastro marittimo” dello Sri Lanka, quando a maggio di quest’anno la nave portacontainer X-Press Pearl ha preso fuoco ed è affondata nell’Oceano Indiano. Le autorità erano terrorizzate dal fatto che a bordo ci fossero 350 tonnellate di olio combustibile pesante, ma l’impatto maggiore non è stato causato dal combustibile fossile, né dalle altre sostanze chimiche pericolose a bordo, tra cui acido nitrico, soda caustica e metanolo.
Il danno più “significativo” secondo il rapporto delle Nazioni Unite, è dovuto alla fuoriuscita di 87 contenitori pieni di minuscole palline di plastica, che si sono riversate a miliardi lungo centinaia di chilometri di costa e che si prevede arrivino fino in Indonesia, Malesia e Somalia. In alcuni punti, questi pellet raggiungono anche due metri di profondità e sono stati trovati nei corpi di delfini morti e nella bocca dei pesci.
Secondo le stime, nel disastro si sarebbero riversate 1.680 tonnellate di nurdles, termine con cui sono chiamati i “pellet di plastica pre-produzione”, gli elementi costitutivi poco conosciuti di tutti i nostri prodotti in plastica. Le minuscole perline possono essere realizzate in polietilene, polipropilene, polistirene, cloruro di polivinile e altre materie plastiche. Rilasciate nell’ambiente da impianti di plastica o spediti in tutto il mondo come materia prima alle fabbriche, affonderanno o galleggeranno, a seconda della densità e se si trovano in acqua dolce o salata.
Spesso scambiate per cibo da uccelli marini, pesci e altri animali selvatici, nell’ambiente si frammentano in nanoparticelle, i cui rischi sono più complessi. Sono la seconda fonte di microinquinanti nell’oceano, in peso, dopo la polvere di pneumatici. Ogni anno, ben 230.000 tonnellate di nurdles finiscono negli oceani.
Lo scorso anno ci sono state almeno due fuoriuscite di nurdles, una nel Mare del Nord, da un container rotto sulla nave mercantile MV Trans Carrier, che ha perso 10 tonnellate di pellet, finite sulle coste di Danimarca, Svezia e Norvegia. L’altro sversamento è avvenuto in Sudafrica, una fuoriuscita nell’agosto 2020 dopo un incidente del 2018 a 1.250 miglia (2.000 km) dalla costa. Solo il 23% delle 49 tonnellate sversate è stato recuperato. Nel 2019, altri 342 contenitori di pellet plastico erano stati sversati nel Mare del Nord .