Questi quattro fattori aumentano il rischio di Covid nei vaccinati
Due settimane dopo aver ricevuto la seconda dose di vaccino anti Covid, possiamo dire che gli effetti protettivi della vaccinazione sono al massimo. Ci sono meno probabilità di contrarre l’infezione e molte meno probabilità ricovero in ospedale. È anche più probabile, in caso di infezione, che si abbiano meno sintomi nelle fasi iniziali della malattia e ci sono minori possibilità di Long Covid.
La ragione per cui le persone vaccinate possono sviluppano forme di Covid più lievi non è ancora stato confermato, ma potrebbe consistere nella più bassa carica virale rispetto ai non vaccinati e che porta questa persone ad avere meno particelle di virus nell’organismo. Nel Regno Unito, una ricerca ha rilevato che lo 0,2% della popolazione – una persona su 500 – contrae l’infezione dopo la vaccinazione, ma non tutte hanno lo stesso rischio di malattia. Secondo gli esperti, ci sono almeno quattro fattori che sembrano contribuire alla protezione nei vaccinati, come indicato in un articolo su The Conversation dal team guidato dal professor Vassilios Vassiliou, dell’Università dell’East Anglia, a Norwich, nel Regno Unito.
Il tipo di vaccino
Ogni vaccino è diverso, e la specifica riduzione del rischio che ciascun tipo di vaccino offre è il primo fattore ad avere un ruolo chiave nella protezione. Gli studi clinici hanno indicato che il vaccino di Pfizer riduce del 95% il rischio di sviluppare una forma sintomatica di Covid, il vaccino di Moderna del 94%, mentre per i vaccini di Johnson & Johnson e Astrazeneca, questa riduzione del rischio è stata rispettivamente del 66% e del 70% (sebbene la protezione offerta dal vaccino AstraZeneca salga all'81% con un intervallo più lungo tra le dosi).
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Tempo trascorso dalla vaccinazione
Queste percentuali non descrivono però un quadro completo. Sta infatti diventando sempre più evidente che la protezione conferita dai vaccini è legata al tempo trascorso dalla vaccinazione. I dati delle primi studi, ancora in preprint, suggeriscono che la protezione offerta da due dosi del vaccino Pfizer diminuisce nei sei mesi successivi alla vaccinazione e anche i dati di Israele in un altro preprint sembrano confermare il calo.
Le varianti de virus
Un altro fattore che aumenta il rischio di infezione nei vaccinati è la variante del virus che si sta affrontando. Le riduzioni del rischio di sviluppare forme sintomatiche di Covid, come sopra riportate, sono state calcolare principalmente testando i vaccini contro la versione originaria del virus. Davanti alla variante Alpha, i dati del Regno Unito suggeriscono che due dosi di Pfizer sono leggermente meno protettive, riducendo il rischio di sviluppare sintomi di Covid del 93%. Contro la variante Delta, questo livello di protezione scende ulteriormente, all’88% per Pfizer.
Un calo indirettamente confermato dai dati del Covid Symptom Study che indicano come, dalle due alle quattro settimane dopo aver ricevuto la seconda dose di Pfizer, le persone abbiano circa l’87% in meno di probabilità di sviluppare sintomi di Covid legati all’infezione da variante Delta. Dopo quattro o cinque mesi, questa probabilità scende al 77%.
Il proprio sistema immunitario
È importante ricordare che le misure di riduzione del rischio dei vaccini si riferiscono alla media in una popolazione. Il rischio di ciascuno di noi dipende dal proprio livello di immunità e da altri fattori specifici (come l’esposizione al virus, che per alcune persone potrebbe essere dovuto a determinate circostanze, come il lavoro). Più in generale, la nostra risposta immunitaria si riduce con l’età e può essere compromessa da condizioni di salute e terapie mediche a lungo termine. Pertanto, in seguito alla vaccinazione, gli anziani e le persone con un sistema immunitario più debole possono non sviluppare un’adeguata protezione o osservare un calo repentino.