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Quello che hanno cercato di nasconderci sulle protesi al seno: cancro e malattie autoimmuni

La nuova inchiesta dell’International Consortium of Investigative Journalists torna a parlare dei rischi legati alle protesi al seno e fa luce sulle conseguenze per la nostra salute: aumentano le probabilità di sviluppare il Linfoma Anaplastico a Grandi Cellule e le malattie autoimmuni: ecco cosa hanno scoperto.
A cura di Zeina Ayache
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Le protesi al seno incrementano il rischio di sviluppare malattie autoimmuni e una rara forma di cancro al seno, i ricercatori per anni hanno provato a dircelo, ma chi avrebbe dovuto informarci ha cercato di tenercelo nascosto. Questo è quanto sostiene l'International Consortium of Investigative Journalists nella sua nuova inchiesta ‘Implant Files' che ha visto la collaborazione di giornalisti provenienti da tutto il mondo come Argentina, Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, India, Italia, Giappone, Libano, Messico, Paesi Bassi e Regno Unito. Adesso migliaia e migliaia di pazienti potrebbero dover scontare le conseguenze di queste informazioni importanti e mal veicolate.

Protesi al silicone e rischi. Nel mondo, negli ultimi 10 anni, sono circa 10 milioni le donne che hanno aggiunto una protesi al loro seno e una donna su cinque, nel giro di 10 anni, ha dovuto rimuovere la stessa protesi a causa di complicazioni, come la rottura o la formazione di cicatrici dolorose e altri.

Le accuse alla FDA. Secondo l'inchiesta dell'ICIJ, per anni la FDA ha permesso alle aziende produttrici di protesi di nascondere le prove di rotture e lesioni delle stesse segnalandole come ‘eventi di routine' che quindi non richiedevano la divulgazione pubblica. Dal 2017 però le regole sono cambiate e in soli due anni si è registrato un enorme boom di segnalazioni: se nel 2016 il numero di sospette lesioni a causa delle protesi al seno era di 200, nel 2017 è salito a 4.567 e, solo nella prima metà del 2018, a 8.242. Le protesi sono diventate improvvisamente pericolose? Viene difficile crederlo.

Protesi e cancro. Molti sono gli studi che in questi anni hanno dimostrato un legame pericoloso tra le protesi al seno e l'incremento del rischio di andare incontro ad un Linfoma a grandi cellule anaplastico. Come spiega il nostro stesso Ministro della Salute, il rischio era già stato evidenziato dalla stessa FDA nel 2011 quando era stato “rilevato un numero anomalo di casi di ALCL in pazienti portatrici di protesi mammarie per fini ricostruttivi o estetici, anomalia derivata dal fatto che l’ALCL, benché possa svilupparsi in qualsiasi parte del corpo, per la prima volta si manifestava in corrispondenza del tessuto mammario periprotesico”. Ma cos'è il Linfoma Anaplastico a Grandi Cellule (ALCL dall'inglese Anaplastic Large Cell Lymphoma)? Si tratta di una rara forma di Linfoma non-Hodgkin (NHL) che si sviluppa a carico dei linfociti T del sistema immunitario. La cura è possibile quando la malattia è localizzata al tessuto pericapsulare e, nei casi più gravi, può richiedere chemio e radioterapia.

Malattie autoimmuni e protesi. Non finisce qui. Altri studi hanno dimostrato l'incremento del rischio di sviluppare malattie autoimmuni in presenza di protesi al seno. “Gli studi non hanno dimostrato che gli impianti causano i disturbi ma hanno dimostrato che le donne con protesi mammarie soffrono di queste malattie a tassi statisticamente più alti rispetto alle donne senza protesi”.

Che fare dunque? Stiamo parlando di casi rari, ma sta di fatto che esistono e per questo tutte le donne che hanno subito un intervento simile dovrebbero sottoporsi a controlli regolari e non sotto stimare eventuali sintomi.

Un segreto? Va detto che i rischi sul lungo periodo legati alle protesi non sono un vero e proprio segreto, il problema, spiegano dall'ICIJ, è che molte donne non vengono adeguatamente informate.

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