Quanto dura la protezione dei vaccini Covid contro la variante Delta
Qual è l’efficacia dei vaccini Covid nei confronti della variante Delta? E quanto dura la protezione conferita dal ciclo vaccinale a due dosi? Sono queste alcune delle domande che, davanti ai tanti casi di infezione dovuti alla circolazione delle varianti emergenti, in molti si stanno ponendo, sulla scia di quanto sta accadendo negli Stati Uniti e in Israele, dove l’operazione terza dose è già avviata. Una possibilità che è ormai più di un’ipotesi anche in Italia, secondo quanto indicato dal Comitato tecnico scientifico (Cts) che sta conducendo una valutazione accurata delle evidenze attualmente disponibili. Tra queste, potrebbero rientrare le conclusioni di un nuovo studio britannico, finalizzato a comprendere l’efficacia e la durata della protezione di Pfizer e Astrazeneca negli abitanti del Regno Unito.
L’analisi, condotta dai ricercatori dell’Università di Oxford in collaborazione con l’Ufficio di statistica nazionale (ONS) e il Dipartimento per la salute e l’assistenza sociale (DHSC), ha rilevato che entrambi i sieri prevengono l’infezione da variante Delta ma la loro protezione diminuisce nel tempo. Questa riduzione varia in misura diversa a seconda del siero, con due dosi di Pfizer che hanno mostrato una maggiore efficacia iniziale contro le nuove infezioni, ma un calo più rapido rispetto a due dosi di Astrazeneca. “I risultati – spiegano gli studiosi – suggeriscono che dopo quattro o cinque mesi l’efficacia di questi due vaccini sarebbe simile, sebbene i giovani mostrino una protezione maggiore rispetto agli anziani”.
La protezione dei vaccini cala nel tempo
I dati, nello specifico, chiariscono che due dosi del vaccino prodotto da Pfizer sono efficaci al 92% nell’impedire alle persone di sviluppare un’elevata carica virale – un’alta concentrazione del virus nei loro campioni di prova – 14 giorni dopo la seconda dose. Ma l’efficacia del vaccino è scesa al 90%, 85% e 78% dopo 30, 60 e 90 giorni, rispettivamente. Il vaccino sviluppato da Oxford e prodotto da AstraZeneca è invece efficace al 69% contro un’elevata carica virale 14 giorni dopo la seconda dose, scendendo al 61% entro 90 giorni. Nel complesso, il calo dell’efficacia è stato più pronunciato tra i soggetti di età pari o superiore ai 35 anni rispetto ai più giovani.
“Sebbene le vaccinazioni riducano la possibilità di contrarre l’infezione, non la eliminano – ha affermato dottor Koen Pouwels del Nuffield Department of Population Health dell'Università di Oxford e primo autore dello studio – . Ancora più importante, i nostri dati mostrano il potenziale per gli individui vaccinati di trasmettere ancora il virus agli altri, e l'importanza dei test e dell’autoisolamento per ridurre il rischio di trasmissione”.
Rilasciata in pre-print, l’analisi ha confrontato la protezione dall’infezione prima e dopo il 17 maggio, quando la variante Delta è diventata predominante nel Regno Unito, oltre ad esaminare nel dettaglio come l’efficacia cambi nel tempo. Per il raffronto, i ricercatori hanno analizzato 2.580.021 risultati di tamponi nasali e faringei prelevati da 384.543 partecipanti di età pari o superiore a 18 anni tra il 1 dicembre 2020 e il 16 maggio 2021 e 811.624 risultati dei test da 358.983 partecipanti tra il 17 maggio 2021 e il 1 agosto 2021.
“Senza ampie indagini comunitarie come la nostra, è impossibile stimare l’impatto della vaccinazione sulle infezioni prive di sintomi – ha sottolineato la professoressa Sarah Walker, professoressa di statistica medica presso l’Università di Oxford e responsabile dell’indagine – . Le infezioni asintomatiche hanno il potenziale per mantenere attiva la trasmissione in corso, in particolare quando le persone che sono state vaccinate per errore pensano di non poter contrarre l’infezione. Siamo molto grati a tutti i nostri partecipanti per aver dedicato il loro tempo per aiutarci”.