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Quando gli uomini “inventarono” il fuoco

Gli esami condotti sui resti di un falò di fogliame e ramoscelli rinvenuti in una caverna in Sudafrica retrodaterebbero di circa 300 000 anni uno dei momenti cruciali della storia dell’umanità: la “scoperta” del fuoco da parte degli ominidi.
A cura di Nadia Vitali
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Gli esami condotti sui resti di un falò di fogliame e ramoscelli rinvenuti in una caverna in Sudafrica retrodaterebbero di circa 300 000 anni uno dei momenti cruciali della storia dell'umanità la scoperta del fuoco da parte degli ominidi.

La "scoperta" del fuoco fu un passaggio fondamentale nella storia dei primi ominidi non soltanto per i risvolti immediatamente pratici legati alla capacità di poter controllare e dominare una forza della natura, quali ad esempio la possibilità di affrontare il freddo, di allontanare gli animali o di cucinare la carne per renderla maggiormente gradevole per il palato e per l'organismo. Il valore aggregativo del focolare, le relazioni sociali scatenatesi dal riunirsi e intorno a questo strumento, il conseguente sviluppo di legami saldi e duraturi, il miglioramento di salute conseguente alla cottura dei cibi, che favorì l'assorbimento di proteine e carboidrati, l'incremento delle ore da dedicare alle attività umane, furono tra gli effetti secondari che il fuoco ebbe sull'esistenza degli ominidi, consentendo un rapido accelerarsi dell'evoluzione anche sotto il profilo culturale e sociale. Per tale ragione, questo punto cruciale della storia dell'umanità ha sempre attirato attenzione e curiosità da parte degli studiosi, interessati a dare una risposta ad un quesito tutt'ora aperto: quando l'uomo imparò come governare il fuoco?

La grotta di Wonderwerk – Recenti indagini condotte sui reperti rinvenuti in una stretta caverna lunga 140 metri in un'area settentrionale del Sudafrica, in cui numerose campagne di scavo sono state eseguite a partire dagli anni '70, potrebbero gettare luce proprio su questo avvenimento del passato: nella cava di Wonderwerk, infatti, gli esperti hanno ritrovato i resti di un antico falò che servì a scaldare gli ominidi di un milione di anni fa, consentendo loro di cuocere i propri cibi, come testimoniato dai frammenti ossei bruciacchiati ritrovati assieme al fogliame e ai piccoli arbusti che servirono da combustibile (nessun residuo di legno, infatti, è stato rintracciato). Si tratterebbe, insomma, del più vecchio «barbecue» individuato fino ad ora, anche se gli stessi ricercatori, che hanno pubblicato i risultati del proprio lavoro sulla rivista dell'Accademia delle Scienze americane, PNAS, ammettono che non possono del tutto escludere l'ipotesi che quegli antichissimi ominidi, dopo aver consumato un pasto a base di carne e midollo crudi, gettassero gli avanzi direttamente sul focolare, forse per alimentarlo. Ad ogni modo, attraverso sofisticati strumenti e con la tecnica della microspettroscopia, gli studiosi hanno potuto verificare che certamente i materiali sono stati arsi sul posto e non trasportati casualmente dall'acqua o dal vento sui resti delle braci.

Gli esami condotti sui resti di un falò di fogliame e ramoscelli rinvenuti in una caverna in Sudafrica retrodaterebbero di circa 300 000 anni uno dei momenti cruciali della storia dell umanità la  scoperta  del fuoco da parte degli ominidi.

La conquista della civiltà – La particolarità del ritrovamento sta nel fatto che, essendo avvenuto in un luogo tutto sommato chiuso (a circa 30 metri dall'imboccatura della caverna allungata) proverebbe con un assoluta sicurezza il fatto che già un milione di anni fa l'homo erectus aveva una certa familiarità con il fuoco ed era in grado di crearlo e controllarlo: a sostegno di tale congettura, infatti, in passato erano già state valutate molte prove archeologiche che, tuttavia, a causa della propria esposizione all'aria aperta, potevano essere state alterate dall'azione di incendi. Le tracce più antiche che l'homo erectus aveva lasciato, relative all'utilizzo del fuoco come strumento per cucinare, erano datate a tempi più recenti, ovvero approssimativamente a 700 000 anni addietro e vennero individuate negli anni passati, in altri siti del continente africano che furono insediamenti dei nostri «antenati». Ora, l'ultimo ritrovamento consente di confermare ciò che gli esperti hanno comunque considerato già da tempo, ovvero che la conquista del fuoco sia ancor più antica di quanto gli indizi archeologici possano confermare: attraverso analisi condotte in passato sulle dimensioni dei denti e grazie alla valutazioni degli indici di massa corporea, ricavati dalle ossa, si pensa che circa 1.9 milioni di anni fa l'homo erectus avesse già scelto di favorire una dieta a base di alimenti cucinati. Del resto, lo stesso Francesco Berna, a capo del gruppo internazionale che ha condotto gli studi, ha sottolineato come non si potrebbe escludere l'ipotesi di trovare, in futuro, i resti di falò appartenenti ad epoche ancora precedenti, testimonianze di quel tempo in cui l'uomo si staccò dalla divinità grazie a Prometeo ed iniziò ad utilizzare il fuoco per trarne benefici diretti: un momento che la scienza studia con interesse e passione, mentre in altre età, e presso lontane culture, erano i miti stessi a raccontare di quel passaggio cruciale che, come ricordava Lévi-Strauss, insegnò all'uomo a distinguere le categorie, partendo proprio da quelle di «crudo e cotto».

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