Quando finirà la fase pandemica della pandemia di Covid
Prima di vedere la fine della pandemia di Covid, dovremo aspettare che “il peggio sia passato”. Secondo Francois Balloux, direttore del Genetics Institute dell’University College di Londra, il passaggio dalla fase pandemica a uno stato endemico “avverrà progressivamente, con ondate epidemiche di ampiezza decrescente” che si stabiliranno in inverno. “Questo stato endemico stagionale sarà raggiunto in un momento diverso in vari luoghi – prevede Balloux al Guardian – . Per la maggior parte dell'Europa e degli Stati Uniti, la transizione verso l’endemicità è già ben avviata ed è improbabile che si verifichino in futuro ondate epidemiche legate a massicce morbilità e mortalità, come quelle che abbiamo sperimentato prima”.
La dinamica della pandemia, spiega Balloux, è influenzata da quattro principali fattori, inclusa la stagionalità del virus, i cui meccanismi includono l’effetto diretto delle variabili climatiche. “I virus a RNA con involucro, come Sars-Cov-2, sopravvivono meglio all’aria fredda e secca e con una bassa esposizione alla luce UV. Altro importante elemento è il comportamento dell’ospite, come le persone che tendono a trascorrere più tempo a stretto contatto in spazi scarsamente ventilati durante l’inverno”.
Quando finirà la pandemia di Covid
La stagionalità non implica di per sé che il virus non sia in grado di trasmettersi in altri periodi dell’anno, purché le condizioni siano favorevoli alla sua diffusione. “Dobbiamo considerare la stagionalità come solo uno dei quattro fattori principali che guidano la trasmissione. Gli altri tre fattori sono il comportamento dell’ospite, l’evoluzione virale e i tassi di immunizzazione nella popolazione, forniti dalla precedente esposizione all’agente patogeno e/o dalla vaccinazione”.
“Questi quattro fattori influenzeranno tutti la dinamica della pandemia. Gli epidemiologi delle malattie infettive usano un concetto matematico chiamato indice R per descrivere il comportamento delle epidemie. Rappresenta il numero medio di nuove infezioni causate da individui infetti nel tempo. Quando R è maggiore di 1, ogni individuo infetta in media più di un nuovo ospite e il numero di casi aumenta nel tempo. Quando R è minore di 1, i numeri dei casi diminuiscono”
L’immunità di popolazione, dovuta a una precedente infezione naturale e alla vaccinazione, “farà diminuire il numero R, riducendo la frazione di ospiti attraverso cui il virus può diffondersi – prevede Balloux – . All’aumentare della proporzione della popolazione che è stata vaccinata e/o precedentemente infettata, la popolazione si avvicina alla ‘soglia di immunità di gregge’, il punto in cui ogni ospite infetto infetta in media meno di una persona. Questo valore si aggira intorno all’85% per la variante Delta”.
“Spesso mi è stato chiesto quando finirà la pandemia di Covid e ho sempre risposto intorno alla metà-fine del 2021. E non mi sono mai sentito più sicuro di adesso di questa previsione – scrive Balloux in un tweet – . Questo in alcune parti del mondo (Europa, Nord America e alcuni altri paesi in altri continenti) e precisando che, con fine della pandemia intendo ‘fine della fase pandemica della pandemia’: Sars-CoV2 passerà a uno stato endemico e rimarrà in circolazione a livello globale”.
Nel frattempo, il virus continuerà a mutare ed evolvere in nuove varianti, ma alla fine raggiungerà la sua “massima trasmissibilità”, che dovrebbe rimanere più alta in inverno, indica Balloux. “Con la vaccinazione della maggior parte della popolazione e un probabile ritorno ai tassi di contatto pre-pandemia, si prevede che Covid raggiungerà presto il suo equilibrio epidemico. A questo punto, tre dei quattro fattori saranno rimossi, con la stagionalità ovviamente rimanente, che può iniziare a guidare la dinamica epidemica, spingendo R sopra 1 in inverno e sotto 1 in estate. In questa fase, il Covid si unirà agli altri 200 virus respiratori endemici stagionali in circolazione a livello globale. Insomma, bisognerà aspettare che il peggio della pandemia sia passato prima che la stagionalità diventi il fattore che detta il tasso di trasmissibilità del virus”.