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Prima volta in Italia: impiantato il microchip contro la cecità, la paziente vedrà di nuovo

Per la prima volta in Italia è stato impiantato un microchip sotto la retina di una paziente cieca che presto tornerà a vedere. Ecco come funziona l’impianto.
A cura di Zeina Ayache
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L'Unità di Oculistica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele ha annunciato di aver eseguito il primo trapianto di microchip contro la cecità che permetterà alla paziente di vedere di nuovo. L'impianto, che consiste in una protesi sottoretinica, è un vero e proprio modello di retina artificiale che, quando verrà accesso, permetterà alla donna di riacquisire gradualmente la vista.

Retina artificiale. Il microchip si chiama Alpha AMS ed è destinato a quegli adulti che, a causa di gravi malattie come la retinite pigmentosa, hanno perso l'utilizzo della vista. L'impianto è in grado di ridonare la percezione della luce e delle sagome ed è, come spiegano dallo stesso San Raffaele, “il sistema di visione artificiale in assoluto più evoluto al mondo, che può restituire una visione indipendente da supporti esterni (come telecamere o occhiali)”.

Ma come funziona? In pratica questo chip sostituisce i fotorecettori della retina, quindi quelle cellule che hanno il compito di “tradurre la luce in segnali bioelettrici che arrivano al cervello attraverso il nervo ottico”. Il microchip, come dice il nome stesso, è minuscolo: in tre millimetri contiene 1600 sensori. Il dispositivo viene inserito direttamente sotto la retina, in corrispondenza della macula, e qui stimola il circuito nervoso che collega l'occhio al cervello: così facendo si comporta come le cellule non più funzionanti e le sostituisce. Il circuito di collegamento che unisce il chip all'amplificatore del segnale elettrico viene posizionato invece dietro all'orecchio, sotto la pelle, nella regione retroauricolare.

L'intervento. I medici fanno sapere che l'intervento è durato 11 ore ed è stato eseguito con successo dal dottor Marco Codenotti, responsabile del servizio di Chirurgia vitreoretinica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, e dal dottor Antonio Giordano Resti, responsabile del servizio di Chirurgia oftalmoplastica dello stesso ospedale. Quanto alla paziente, una donna di 50 anni, sappiamo che sta bene e presto il microchip verrà attivato in modo che gradualmente possa imparare di nuovo a vedere. “A seguito dell’intervento ci aspettiamo una stimolazione retinica che gradualmente potrà portare la paziente a reimparare a vedere” conclude infatti Marco Codenotti.

[Foto di IRCCS Ospedale San Raffaele]

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