Pregliasco: “Presto per dire che con l’estate diminuiranno i contagi”
Bella stagione e riaperture sono un déjà-vu che ci suggerisce maggiore sicurezza ma, rispetto alla passata stagione, forse tanta sicurezza non c’è. A maggio dell’anno scorso uscivamo da un rigido lockdown, con un migliaio di casi di Covid-19 al giorno e una circolazione virale pressoché azzerata Quest’anno, per contro, i nuovi positivi sono di un ordine di grandezza più alto, circa tredicimila ogni 24 ore e, in quasi tutte le regioni, l'incidenza è superiore ai 100 casi su centomila abitanti. Numeri su cui riflettere ora che il caldo ci porterà a pensare che tutto andrà come nella passata stagione. Davvero sarà un’estate come quella del 2020? E realmente basteranno temperature più favorevoli a ridurre la trasmissione virale? Lo abbiamo chiesto al virologo Fabrizio Pregliasco, Direttore sanitario dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano oltre che ricercatore in Igiene Generale e applicata all’Università degli Studi di Milano.
Sarà un’estate tranquilla?
È un po’ presto per dirlo. Ci sono tre fattori da tenere in conto, di cui due che giocano a nostro favore nella riduzione dell’incidenza: la velocità con cui sta finalmente procedendo la vaccinazione, e la meteorologia estiva che sappiamo di per sé diminuire le condizioni che facilitano la diffusione virale.
Rimane la scommessa delle riaperture, davanti a una prospettiva di un possibile rialzo nel numero di casi che potrebbe creare un po’ di scompiglio. C’è una possibilità di massima, con qualche dubbio su quello che potrà succedere nei mesi di maggio e giugno.
Andrà come l’estate dell’anno scorso?
Sicuramente in aggiunta ci sono le nuove varianti più contagiose e un inizio più pesante in termini di numero di attualmente positivi, perché abbiamo più di 500mila casi accertati, quindi siamo in una situazione con un rischio diffusivo un po’ più alto. La partenza della scorsa estate è stata più tranquilla, il primo lockdown è stato più duro e più efficace.
Vuol dire che sarà allora meno serena?
Io sono ottimista, pur con ancora una necessità di valutare cosa succede nel medio corso.
Può bastare il caldo per ridurre la trasmissione?
No, il virus è sempre lo stesso, ma cambiano le condizioni: c’è un maggiore distanziamento, trascorriamo più momenti all’aperto e non ci sono gli sbalzi termici e quei raffreddamenti che poi contribuiscono all’insorgenza dell’infezione. Sono elementi secondari che però si inseriscono positivamente in una situazione di minor rischio.
Con i fragili e i più anziani vaccinati, non rischiamo che il contagio si concentri soprattutto tra i giovani?
Se il virus continuerà a circolare nei giovani, per loro non sarà un problema, ma si manterrà comunque la catena di contagio, con una quota di persone che in qualche modo potrà diffondere la malattia. Questo dipenderà in parte dall’azione delle riaperture e dalla progressione con cui avverranno nelle prossime settimane, perché di fatto siamo un po’ come una molla compressa, con la paura che lasciandola libera si provochi un’espansione molto rapida e decisiva. Si giocherà tutto nei prossimi due mesi, che sono un po’ un’incognita ma anche una prospettiva che speriamo di osservare con abbastanza ottimismo.