Pollosauro, l’ibrido che riporterà in vita i dinosauri
Sembra una storia da pesce d'aprile, o un'irriverente parodia (qualcuno ricorderà forse l'italiano Chicken Park che faceva sguaiatamente il verso al successo di Jurassic Park), ma la storia è vera: "pollosauro" ("chickenosaurus" in originale) è il nome che il paleontologo americano Jack Horner ha assegnato al suo progetto di creare un ibrido tra un dinosauro e un pollo. Ne parlò per la prima volta un paio di anni fa in un libro divenuto un bestseller e che ora sbarca in Italia, dal titolo Come costruire un dinosauro. Per l'occasione, Horner è stato invitato al Museo di Storia Naturale di Milano, dove parlerà anche di come il progetto, nel frattempo, sia andato avanti, e di come presto, da un uovo di gallina, nascerà davvero un pollosauro.
Creare un dinosauro con un pollo e un po' di genetica
La storia inizia molti anni fa, quando cominciò a farsi strada negli ambienti della paleontologia la tesi secondo cui gli uccelli moderni sarebbero la diretta evoluzione dei dinosauri. Del resto, nel corso della loro crescita embrionale, gli uccelli attraversano alcune fasi che li fanno assomigliare parecchio ai loro presunti antenati del Giurassico e del Cretaceo: per un certo periodo gli embrioni degli uccelli hanno la coda e anche dei denti all'interno del becco; poi, questi residui evolutivi scompaiono. Jack Horner fu il primo a chiedersi se fosse possibile in qualche modo intervenire durante la fase di sviluppo embrionale di un uccello come il pollo, di modo da mantenere le vestigia biologiche che appartenevano ai dinosauri, creando un vero e proprio "pollosauro".
Come racconta lo stesso Horner, i suoi due più grandi desideri, da bambino, erano di diventare un giorno un paleontologo e di avere un cucciolo di dinosauro. Se il primo sogno si è avverato, il secondo potrebbe presto realizzarsi. Nella seconda metà degli anni '70, Horner divenne uno dei più famosi studiosi di dinosauri dopo la scoperta di un vero e proprio nido di dinosauri, che dimostrò per la prima volta come i grandi rettili del passato possedessero strutture sociali complesse come molti degli animali moderni, tra cui le cure parentali. Horner chiamò "Maiasaura" (o "buona madre lucertola") la specie di dinosauri scoperta e portò prove evidenti che questa specie vivesse in branchi anche per proteggere i cuccioli. Queste tesi, insieme a quelle sempre più convincenti del collegamento evolutivo tra dinosauri e uccelli, vennero rese note dal bestseller di Michael Crichton, Jurassic Park, al punto che lo stesso Horner fu poi chiamato dal regista Steven Spielberg come consulente per la trasposizione cinematografica del libro.
I miracoli della retro-ingegneria
Ma se da un lato Horner ebbe un ruolo importante nell'ispirare Crichton e nel consigliare Spielberg, il romanzo e il film omonimo esercitarono su di lui un forte fascino. "Alcuni scienziati avevano tentato di recuperare DNA dei dinosauri da insetti intrappolati nell'ambra, ma sfortunatamente scoprirono che non era possibile. Nel 1993, quando il film uscì al cinema, la mia laureanda Mary Schweitzer ed io ottenemmo un finanziamento dalla National Science Foundation per tentare di estrarre DNA dallo scheletro di un Tyrannousaurus rex", racconta Horner alla CNN. "Tuttavia, non trovammo DNA nel dinosauro, ma Mary riuscì a scoprire dei tessuti molli e anche delle proteine in un altro T-rex che avevamo scavato nel 2001. Sebbene non avessimo trovato DNA in un dinosauro estinto, decisi di vedere se fosse possibile attraverso la retro-ingegneria trasformare un dinosauro vivente – tutti gli uccelli sono infatti dinosauri viventi – e renderlo simile a un dinosauro estinto".
E' esattamente questo che il paleontologo racconta nel suo Come costruire un dinosauro. Insieme a Hans Larsson della McGill University, Horner dal 2011 lavora al progetto di creare un pollosauro bloccando l'espressione di alcuni geni che, nel corso dello sviluppo embrionale, portano gli uccelli a perdere le loro vestigia ereditate dai dinosauri. Secondo gli scienziati, non si tratta di un semplice passatempo, ma di una ricerca che potrebbe dare contributi decisivi allo studio dell'evoluzione e della genetica. Non mancherebbero ricadute sulla medicina e la biologia: "Ciò che impariamo sulla crescita degli embrioni di ogni tetrapode può essere significativo per la crescita degli embrioni umani, dalla coda del pollo alle malformazioni della spina dorsale umana (i fattori di crescita quanto potrebbero aiutarci, per esempio, a curare la spina bifida)", spiega Horner al Corriere della Sera. Anche se resta il sospetto che, dopo tutto, il paleontologo americano, una vera star nel suo paese, stia semplicemente cercando di realizzare il suo vecchio sogno di avere un cucciolo di dinosauro. E magari commercializzarlo e trasformarlo nel miglior amico dell'uomo: un'idea, anche questa, che Crichton sviluppò nel suo sequel, Il mondo perduto. Del resto, come recita il sottotiolo del libro di Horner, "l'estinzione non deve essere per sempre".