Più studi, meno rischi di avere un infarto: l’educazione fa bene al cuore

Lo studio fa bene alla mente, m anche al cuore: riduce infatti il rischio di infarti. A darci questa notizia sono i ricercatori di varie università europee, dalla Oxford al Centro Ricerche in Epidemiologia e Medicina Preventiva (Epimed) dell'Universita' dell'Insubria, che ha coordinato lo studio intitolato “Education and coronary heart disease: mendelian randomisation study” e pubblicato sul British Medical Journal.
Lo studio. Per giungere a queste conclusioni i ricercatori hanno analizzato 162 varianti genetiche già collegate in passato con gli anni di studio e raccolte da 543.733 uomini e donne di origine europea. Si pensa infatti che alcuni bambini siano geneticamente più predisposti di altri allo studio, come se ci fosse una corrispondenza diretta tra la genetica e gli anni di scuola.
Randomizzazione mendeliana. La tecnica utilizzata dai ricercatori è quella della ‘randomizzazione mendeliana' che sfrutta le informazioni genetiche per esaminarne l'effetto causale ed evitare i tipici problemi degli studi osservativi e che porta a risultati meno discutibili e più attendibili.
I risultati. Dai dati raccolti è emerso che “3,6 anni aggiuntivi di scolarità causano il 33% in meno di eventi coronarici”, insomma, le persone che studiano di più rischiano di meno di avere un infarto. “Incrementare il numero di anni a studiare riduce i conseguente rischio di sviluppare malattie coronariche”. Insomma, se la cultura non dovesse essere un sufficiente motivo per studiare, a stimolarci potrebbero essere i rischi per il nostro cuore.
Conclusioni. I ricercatori spiegano che “Il legame tra bassa educazione e incremento di rischio coronarico è noto da tempo, ma è sempre stato attribuito ad altri fattori, quali fumo, dieta ed attività fisica”. E ancora che “I risultati devono stimolare il dialogo tra la comunità medico-scientifica, la classe politica e gli operatori di salute pubblica per pianificare strategie volte a incoraggiare i giovani a migliorare sempre il proprio livello di educazione. Infatti, interventi come la riduzione delle tasse scolastiche, o il contrasto dell'abbandono scolastico precoce, potrebbero diventare misure con riflessi positivi in termini di salute pubblica, con forte impatto sulla prevenzione delle malattie coronariche”.